Solchi Sperimentali Fest

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“Una delle fondamentali linee guida dell’Asilo risiede nello sforzo di favorire le interazioni, rimuovere i settarismi, creare interdipendenza.”

“Solchi Sperimentali Italia è un libro scritto da Antonello Cresti ed edito da Crac Edizioni nell’ottobre del 2015. Dedicato alle musiche altre apparse in Italia dal 1967 a oggi e impreziosito da 170 interviste esclusive.”

L’evento “Solchi Sperimentali Fest” nasce da queste due premesse, o meglio istanze, alle quali l’Asilo di Napoli ha risposto con un “sampler” delle realtà più vive della sperimentazione musicale partenopea.

DAY1_RUMINANZETre serate. Format agile e veloce, con slot di mezz’ora per ciascun live nel Teatro. In aggiunta, in ambienti separati, installazioni acusmatiche e/o videografiche in loop. Programma serrato, ma semplice da seguire, che consente allo spettatore una gestione comoda e personalizzata delle serate.

Se non appaiono identificabili traiettorie precise nell’articolazione del festival, risulta evidente lo sforzo compiuto dal “tavolo infrasuoni” per assicurare visibilità ad esperienze musicali diverse, nello spirito dell’apertura e dello scambio: tra gli artisti, oltre (prima?) che con il pubblico.

Prima serata, prima esibizione: Ruminanze. Evento performativo, “non solo” musica, dunque. Giocata tra colta molteplicità di messaggi, pensata costruzione e imprevedibile interazione con un pubblico-non pubblico, Ruminanze si prende il rischio dell’off-topic, insistendo su territori più ampi di quanto atteso. Più che apertura, premessa.
Coma BerenieciesL’apertura in senso strettamente musicale è appannaggio delle Coma Berenices, realtà tra le più promettenti e personali, esempio di come la sperimentazione sia declinabile muovendosi in ambiti sonori non codificati come alternativi. Spot al centro della sala per il limpido talento di Max Fuschetto, che con Luigi Ferrara dipinge scenari sonori di irriducibile bellezza. Sorprendente nella incessante capacità di rinnovare emozioni. Di nuovo sul palco per il furioso suono degli Arduo, tra math-rock e jazz-core, un suono tanto aggressivo quanto entusiasmante.

Postazione in sala per gli Inhorep, oscurità delle luci per un’immersione esperienziale di improvvisazione elettroacustica, rallentamento dovuto prima del finale. Chiude la serata il collettivo di “improvvisazione radicale” del Crossroads Improring, con un live accompagnato da visuals: magnifica interazione, performance di grande incisività, flusso sonico particolarmente ricco e articolato. Tra le loro migliori performance.

La seconda serata si apre con l’introduzione di Antonello Cresti, che utilizza il metodo del volume “Solchi Sperimentali” come chiave per tratteggiare il quadro della scena musicale (non solo italiana), passando per le abitudini di ascolto, e identificando nelle realtà svincolate da condizionamenti e/o retaggi (economici e stilistici) il terreno più fertile per coltivare creatività e talenti, e ri-costruire un’educazione all’ascolto.
Smolarek & DndrIl primo gruppo sul palco è il duo Mark P. Smolarek & DNDR, dialogo non prevedibile in territori sonori “noise”, pulsante sul tracciato dell’improvvisazione e “aumentato” dalle elaborazioni grafiche di Loredana Antonelli. Subito a seguire il raffinatissimo live set elettro-organico di Gōreme (aka Francesco Giangrande), “illuminato” dai visual di Loredana Antonelli: performance ad alto tasso di immersione e coinvolgimento.
Si torna allo strumentale con il progetto per sax solo “The Invisible Father” di Antonio Raia: impressionante per la capacità di proseguire in una ricerca artistica continua, regala un set da brivido.


Magnifico e coinvolgente. Il palco si affolla quindi per l’ Électronique Guérilla Orchestre, costituita dalla Classe di Composizione con Mezzi Elettroacustici di Giosuè Grassia: interpretazione di un brano di Cornelius Cardew, resa ancora più affascinante dallo scorrimento dell’inconfondibile partitura “grafica” alle spalle dell’orchestra.SMC La successiva esibizione di SMC – Sessione di Musica Creativa annulla la distanza tra pubblico e artisti: niente palco, filtri rossi sulle luci soffuse, spettatori in cerchio a lasciare lo spazio per la performance di movimento-danza, immersi tra il pubblico, su vertici opposti, due batterie e due sax. Improvvisazione come codice dialogico non solo tra musicisti ma anche con altre forme di espressione artistica. Dialogo, scambio, collaborazione: ne deriva un’esperienza narrativa su più livelli, di particolare impatto e fruibilità. In chiusura, i fuochi artificiali degli ELEM: la formazione, nata da un episodio di collaborazione proprio all’Asilo, propone la sua inconfondibile combinazione di suoni elettroacustici e visual in un live incendiario, a suggello di una serata senza respiro.


Preceduta da un seminario di Elio Martusciello nel pomeriggio, la terza serata si apre con il secondo intervento di Antonello Cresti, che esemplifica le possibilità di un approccio “nuovo” al mondo musicale, basato su scambio e interazione, con i futuri progetti: il film di “Solchi sperimentali”, oggetto di un fortunato crowfunding e un’etichetta discografica.

Organoiser & Damiano MeacciIl Teatro si presenta costellato da una serie di postazioni già pronte. Si parte con la performance di Organoiser & Damiano Meacci. Esemplare capacità di interazione nella generazione di un soundscape “atmosferico” e evocativo, con la personalità degli artisti e la varietà degli elementi sonori che conferiscono ricchezza e spessore a un set molto apprezzato.
A seguire il set audio-visuale di Sonic Overload, che scelgono un approccio multisensoriale offrendo una personale declinazione del concetto di improvvisazione, per un’esperienza immersiva unica.
Cala di nuovo il buio nel Teatro per OICO, progetto di Matteo Martignoni: il suono in quadrifonia progressivamente invade gli ampi volumi della sala, che inizia a respirare, attraversata dinamicamente da sonorità poderose che viaggiano nelle frequenze e negli spazi. Potenza del puro suono per una performance tra le più audaci e apprezzate.
Chris Penning & Claudia IorioChristopher Pennig presenta con Claudia Iorio il progetto “Fragrance 2-13”, rilettura del Ravel di “la valse” per elettroacustica e violino: esibizione di notevole eleganza e raffinatezza, sottilmente provocatorio nel naso da clown di Pennig o nelle scritte sullo schermo del tono “Il progresso è assolutamente privo di umorismo perché in balia degli ottimisti”.
Segue un’incursione del NISE, formazione mutante nata in seno all’Asilo. Nell’occasione Sara Persico, Tommaso Rossi e Sergio Naddei “improvvisano” un set intimo e raccolto, nella collocazione “casuale” ai piedi della consolle di regia. Una performance dove un’interazione naturale esalta il talento cristallino degli artisti.


“Vertigine” è il progetto estremo nato dalla collaborazione di Renato Fiorito (Matz!), Loredana Antonelli e Luca Serafino. Quattro diffusori al centro della platea, “ricoperti” dai visual proiettati dall’alto, pulsazioni audiovisive in un crescendo che omaggia Fibonacci: prospettive stravolte, autentiche vertigini (di nome e di fatto) per quello che rimane uno dei momenti memorabili del festival.
Il gran finale, acme della tre giorni, arriva con la mastodontica esibizione dell’Orchestra Elettroacustica Officina Arti Soniche, condotta da Elio Martusciello e composta da molti dei partecipanti al festival. Scenografica esibizione che vede il pubblico circondato dagli artisti, con il Maestro al centro dello spazio a cogliere e incanalare i flussi emotivi, prima che sonici, originati da e tra musicisti. Ogni volta diversa, ogni volta impressionante per spettacolarità e ricchezza: un’esperienza di ascolto e partecipazione assolutamente gratificante.

“Altro” non è stato solo il carattere dei generi musicali, è stato l’approccio alla “forma festival”, nello spirito dell’apertura, del dialogo, dell’interazione. La chiave per proporre percorsi artistici non “facili” né immediati, senza salire in cattedra. Avvicinare, coinvolgere, crescere. Insieme.

reportage, foto e video di Vincenzo Moccia



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