Flussi Media Arts ha proposto anche quest’anno la sua Microradio, un progetto a cura di Stefano Perna e Marilù Parisi con la collaborazione di Nello Mormile e Lilly Bartok. On air, on line e on site, la Microradio è una stazione polimorfa e temporanea che ha occupato etere e web ma anche la location fisica della Casina del Principe, lasciando scorrere flussi di parole, suoni, interferenze, donando al festival un angolo di approfondimento tramite talk e interviste, un appuntamento pomeridiano che ci ha dato l’occasione di conoscere meglio il concept del festival e alcuni dei suoi ospiti. Il pubblico ha potuto ascoltare tutto ciò tramite radioline portatili, cellulari o semplicemente assistendo alla messa in onda. Il primo appuntamento con Self(a)ware radiotalk previsto per il 27 agosto è saltato per impossibilità degli ospiti a raggiungere la regia; del secondo, il 28, abbiamo già parlato qui. Il talk sul Medialismo e gli algoritmi del self ha lasciato spazio, il giorno successivo, ad una chiacchierata sul massaggio sonoro, un piacevole fuori programma.
Phonoscopie è un progetto di “massaggio sonoro” di Thierry Madiot e Yanick Miossec, due musicisti francesi provenienti dall’improvisazione free-jazz ed elettroacustica. Si tratta di un’installazione strumentale per sei spettatori alla volta in cui i due musicisti, utilizzando oggetti di varia natura, immergono i loro sottoposti in un universo sensoriale assolutamente unico, che passa dal vicino al lontano, dal familiare all’ignoto, regalando l’esperienza di un viaggio affascinante e rilassante.
Phonoscopie è diventato un vero e proprio “instrumentarium” contemporaneo, in cui la dimensione spaziale del suono non è soltanto materia di ricerca, ma vera e propria esperienza corporea in cui il suono diventa veicolo di benessere.
Prodotto con il sostegno del DICRÈAM e della DRAC, Phonoscopie è stato presentato in numerosi festival in Francia e per la prima volta arriva in Italia grazie a Flussi.
La giornata conclusiva del festival abbiamo incontrato Leandro Pisano e France Jobin per discutere di terzo paesaggio sonoro, soundscape postcoloniale, condizione sonora postdigitale e nuove geografie del suono. Leandro Pisano, già incontrato con Yasuhiro Morinaga, da anni studia l’aspetto estetico dei nuovi media, del suono e delle nuove tecnologie, attivandosi anche nell’ambito dello sviluppo di strategie ICT per le aree interne e rurali. La sound artist e minimalist composer France Jobin si è esibita il 29 agosto all’Esp Stage di Flussi ed è impegnata proprio con Leandro in un progetto di esplorazione sonora dei luoghi rurali. In una settimana a San Marco dei Cavoti (Benevento) France ha documentato il suono del vento, dell’agricoltura e della banda della Molinara nel tentativo di costruire uno spazio dialettico di confronto con la comunità del posto.
Tanti sono i suoni che sfuggono alle nostre orecchie, soprattutto se siamo abituati ad essi ed è per questo che “l’orecchio straniero” può coglierli e riciclarli meglio di chi ne è a contatto quotidiano. Secondo Pisano: “il suono racconta, così come l’arte, che è strumento di superamento della rappresentazione razionalistica del mondo. Il suono svela ciò che è nascosto nella realtà e nei luoghi, è un elemento fondamentale per la scoperta di spazi e geografie inattese (…) Le nuove tecnologie rivoluzionano l’idea di territorio precedentemente conosciuta e il suono decolonizza il nostro sguardo”.
Nella seconda parte del talk intervengono anche Mike Cooper e Xavier Quérel dei Metamkine.
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