28 ottobre 2012 – Senza amplificazione né microfoni, introdotti da Harmen Ridderbos and Heta Salkolahti, ovvero Town of Saints, Ian Fisher & the Present lasciano il pubblico del Godot a bocca aperta. Solo voci e chitarre, non serve altro per l’incanto.
Ian è un grande viaggiatore che raccoglie ricordi ed emozioni lungo il suo cammino, un’avventura che comincia a Ste. Genevieve, nel Missouri: una cittadina di quattromila anime. Non c’era molto da fare, perciò prendere una chitarra e suonare gli è sembrato naturale.
Ian Fisher porta con sé, fin qui, il suo presente, ovvero le scarpe consumate dai chilometri percorsi, ciò che ha imparato lasciandosi alle spalle il suo paese, ma anche il country, il gospel, l’influsso del Mississippi, ovvero il passato. Trova Avellino una città dall’aspetto europeo. “Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone” direbbe Italo Calvino ne “le città invisibili”, libro che Ian ha molto a cuore. Bisogna viaggiare il più possibile, finché si può, perché “per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato.”
httpv://youtu.be/k0R053LQPEE
httpv://youtu.be/AEZTStH5juA
httpv://youtu.be/gaV1xJrZuUg
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