Henri Cartier-Bresson (immagini e parole)

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Ogni scatto è una scelta che ne esclude tanti altri, ed è un atto di coraggio, perché per scegliere ce ne vuole sempre.
Si scatta per immortalare, ovvero rendere immortale rendendo presente l’assente: ciò che vedi cristallizzato in foto è un attimo che è già svanito nella realtà.
E’ un eterno presente, proprio come in letteratura, ed è per questo che grandi dei suoi nomi (ad esempio Baricco e Sciascia) con grandi della cultura decidono di commentare le foto, una ad una, presenti all’interno delle stanze sfarzose della Reggia di Caserta in occasione della mostra “Immagini e Parole” (curata dalla Soprintendenza e aperta fino al prossimo 14 gennaio). E’ infatti uno sfarzo, quello della Reggia, che contrasta con le opere di Henri Cartier-Bresson, protagonista dell’esposizione.
Lui è un classico, ma è anche atipico. Nonostante l’apparente freddezza lui è lì, sceglie i suoi soggetti e li ritrae, non sempre perfetti, e belli anche per questo.
Storie prive di melenso e di patetico ma anche di folklore e per questo universali. Possiamo trovare qualche elemento grottesco o addirittura comico (come l’uomo che prende il sole in perizoma) che ruba la scena a tutto ciò che è fermo, fissato nell’equilibrio e nella norma. Guardiamo le persone, immaginiamo storie, dalla donna col bambino (una madonna accigliata), ai bambini che giocano nel nulla, ai villeggianti borghesi in riva al fiume mentre pasteggiano in modo malinconico e decadente, ai due voyeurs che ci rendono voyeurs, spioni degli spioni…
Ma dietro la Leica non si nascondeva uno spione fermo ai margini, perché il mirino della macchina lo proiettava nel mondo. Henri interagiva con i soggetti, incrociava i loro sguardi, invadeva la foto con la sua presenza indiretta, con le sue emozioni. Mentre Giacometti attraversava la strada sotto la pioggia si fermò, frenò la sua frettolosa corsa per non bagnarsi, alzò lo sguardo e trovò l’occhio della Leica del suo amico. Clic.
Tutto ciò supera la rappresentazione realistica. Questi veri e propri quadri dalla tecnica e inquadratura impeccabili e in cui tutto è al suo posto rendono i frammenti vivi in un luogo che se è vivo oggi lo è solo grazie ai turisti mediamente annoiati che vagano nelle stanze e nella privacy di vecchi regnanti.



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