The Softone (Giovanni Vicinanza) è un musicista in crescita che nel suo ultimo album “Horizon Tales” sapientemente e con disinvoltura strizza l’occhio a Tom Waits, ai Calexico e a Hugo Race, soprattutto quello di “Fatalists”. E’ molto determinato e sicuro di sè. Cavalcare l’onda americana, affidarsi alla sapiente supervisione di Cesare Basile, lanciare un video firmato David Herrera completa un quadro ben confezionato. Ma cose del genere possono trarre in inganno. La vera prova del nove di ogni artista o presunto tale è la performance live, cosa di cui Cometa Rossa si occupa con passione e dedizione. Non ci interessa se un musicista sia nato ieri, sia inesperto e abbia registrato in casa da solo oppure sia affermato, supportato e abbia girato il mondo: sul palco le regole valgono per tutti, nel bene e nel male. Forse le aspettative erano troppo alte, ma a restare delusi sono stati tutti gli avventori, anche quelli impreparati all’evento. Bisognerebbe spiegare a Giovanni che il blues non non si limita agli accordi, allo slide e a parole sbiascicate, ma è dolore puro, è il genere musicale più difficile in assoluto poiché richiede uno spleen che non tutti posseggono. Bisognerebbe dirgli che il pubblico merita attenzione, ad Avellino come a New York, perché è questo che fa di un musicista un artista. Rispettando il pubblico rispetti anche la tua musica, perché atteggiamenti arroganti tornano indietro sottoforma di inviti come “vattene!” con la forza e la velocità di un boomerang. Ma il nostro compito è quello di raccontare i concerti con onestà e non di dare consigli ai musicisti, sperando comunque che da questo post, senza offesa e con umiltà, possano apprendere qualcosa per il futuro, perché per crescere dagli errori si impara.
Invitiamo The Softone a tornare per un live degno di lode e per riparare a questa momentanea bocciatura.
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Agli amici che hanno bocciato il live della band al Ynot di Avellino: innanzitutto nella vostra recensione non c’è nessun riferimento alla musica o alle performance della band ma soltanto una critica borghese alla mancanza di lecchinaghine verso un pubblico distratto e di non paganti …. un pubblico che dovrebbe essere rispettato? E perchè? Il blues è root, non borghese e lecca culo come lo dichiarate voi, il blues è innanzitutto viscerale e quindi spesso è rabbia e non tristezza sottomessa ..cari amici scusate se il mio linguaggio vi ha disturbati ma sbagliate se pensate che un artista sia come un animatore compiacente di un pubblico indifferente ed ignorante ….un’artista indipendente è tale perchè non scende a compromessi con i format e i perbenismi …. segue il suo istinto di libertà! >>>> G.Vicinanza
Caro Giovanni, io non ti conosco e non mi permetto di giudicarti come persona, ma mi permetto di farti notare che tu hai preteso di essere trattato come un professionista non mostrando un minimo di professionalità. Hai avuto problemi durante la performance perchè non sei riuscito a controllarti con gli eccessi, hai offeso la gente che ti passava davanti e ti sei arrabbiato perchè nessuno voleva stare a sentire un ubriaco sul palco. i grandi blues man performavano anche con litri e litri di alcol nelle vene, nelle bettole di periferia in mezzo ad ubriaconi e gente poco raccomandabile…permettimi di dirti che il tuo atteggiamento è stato quanto di più lontano dalle radici e dalla professionalità che millanti.
Ti assicuro che tutto ciò va a tuo discapito, non di questa città e non del suo pubblico e sei stato fortunato che il posto dove hai suonato è frequentato da brave persone che non si sporcano le mani con uno spocchiosello come te!