Flussi Media Arts – Minus Habens

Posted by & filed under , , .

flussiOggi una società in crisi di panico, basata su competizione costante e crescita infinita, incita tutti a vivere al massimo del proprio potenziale, a essere sempre all’altezza del gioco e della prestazione richiesta, pronti, sempre on-line e in piena forma. Con mìnus hābens invochiamo una decrescita tanto economica quanto prestazionale, rivolta alla necessità di riappropriarci del nostro tempo, dei nostri limiti, dei nostri desideri, dei nostri dolori, lontani quanto più possibile da modelli preconfezionati, per rimettere al proprio posto le ansie e dare un calcio alle aspettative”.

Controcorrente rispetto alle tendenze dell’ultim’ora, questo è un estratto del concept di Flussi Media Arts, festival di musica elettronica e sperimentazione che quest’anno ha visto la partecipazione di Cometa Rossa come media partner ufficiale (qui il programma completo). La nostra galleria fotografica racconta l’evento di 4 giorni che, come gli anni scorsi, si è svolto alla Casina del Principe nelle ore pomeridiane – e nel caso dell’evento di apertura e di chiusura anche di mattina – per poi proseguire, dalle 22 in poi, sulla terrazza del Teatro Carlo Gesualdo.
Gli headliner della prima serata sono gli r2π, formazione che vede Lino Monaco e Nicola Buono (Retina.it) al fianco di Pier Giuseppe Mariconda (Prg/m) e Luigi Cicchella (Ruhig). Questo progetto “triangolare” ha presentato Thermastris, nome che rimanda a una danza rituale dai movimenti convulsi e dal carattere liberatorio appartenente alla cultura ellenica. Ascoltarli dal vivo, infatti, vuol dire cedere a un irresistibile invito a danzare e a perdersi con lo sguardo nei visual a cura di Delta Process e di Andrea Maioli.


Il giorno successivo, il 26, la nostra attenzione è stata catturata dal duo napoletano Les énervé, formato da Giulio Nocera (Revox b77, laptop) e Renato “Ron” Grieco (no-input mixing board, microfoni, speakers). Nastri magnetici, oggetti amplificati e field recordings creano “paesaggi desertici e kafkiani” che nascono senza alcuna intenzione comunicativa ma si evolvono di pari passo col desiderio di sperimentare e di scoprire. La sera stessa sul main stage assistiamo al concerto-show di Felix Knoth, ovvero Felix Kubin. Da più di vent’anni è fautore di un pop futuristico e sperimentale che affonda le sue radici nella musica imprevedibile e irriverente degli anni ‘80, con influenze che vanno dai Kraftwerk a Stockhausen, mescolate con una teatralità dadaista e poliedrica che influenza anche la sua produzione di radiodrammi.

Il giorno seguente ci innamoriamo di Maria W Horn, un’artista svedese che esplora magistralmente le tensioni tra il rumore e il silenzio, la luce e l’ombra attraverso una stratificazione di sintetizzatori e progressioni armoniche graduali che evolvono lentamente ma intensamente. Dal vivo si accompagna con visual analogici realizzati con pellicole super8 che richiamano viaggi nello spazio. A fine concerto in tanti abbiamo cercato la sua misteriosa cassetta, ma era già andata a ruba!


Il 28, giorno conclusivo, assistiamo al Drum Circle guidato da Stefano Costanzo, batterista fondatore dei Tricatiempo. Il cerchio delle percussioni, con il suo messaggio aggregativo, ha abbracciato bambini, adulti, immigrati e musicisti internazionali in un esperimento emozionante. Dopo una breve pausa a Stefano Costanzo si aggiungono due sassofoni: Peppe Vietri, membro del Crossroad Improring, e Antonio Raia, fondatore di Stories of a vain diary e membro dei Sudoku Killer (che abbiamo incontrato all’ultima edizione del Disorder). Questi tre elementi formano il Tricangolar, trio di improvvisazione “radicale e gioiosa”. Sempre alla Casina c’è Roberto Begini, sound artist, producer e performer di musica elettronica, orientato verso sonorità oscure ambient e drone. Si dedica alla composizione di musiche da film e ha pubblicato Eidos con l’etichetta irpina Manyfeetunder/Concrete.
Sul mainstage ci gustiamo la performance di XY Zebra, progetto di Luca Pastore/ROM e Diego De Rienzo/Shisto che basa la propria ricerca musicale sull’incontro di elementi diversi e apparentemente distanti. La matrice noise si contrappone a suoni ambientali naturali e ritmi percussivi tribali, nonché a elementi di musica da club. Infine ci siamo soffermati su Don’t Dj, ovvero Florian Meyer interessato alla cultura post-coloniale e alla“musique acéphale”, ovvero un tipo di musica che sfugge dal controllo razionale dell’ascoltatore.

Articolo: Claudia D’Aliasi
foto: Alessandro Farese e Claudia D’Aliasi



Licenza Creative CommonsQuest’opera di Radio Cometa Rossa è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Unable to load the Are You a Human PlayThru™. Please contact the site owner to report the problem.