E’ martedì 4 giugno, manca poco alle 21.00 e già cento persone prendono posto all’interno della grande sala del bellissimo Cinema America Occupato di Trastevere. Nello spazio che separa la platea dal maxi-schermo, attorno ad un tavolo, si radunano velocemente il grande regista Umberto Lenzi, il compositore di colonne sonore Franco Micalizzi, il critico e giornalista della rai Marco Giusti e il direttore dei “Quaderni Cinema Sud” Paolo Speranza. Un evento straordinario se pensiamo che non è in occasione di un prestigioso festival ma della presentazione di un libro: Napoli violenta, un classico del cinema poliziesco, saggio monografico (edito da Mephite) in cui l’autore Paolo Spagnuolo racconta in modo accurato la genesi, la struttura e varie curiosità della pellicola diretta dal maestro Lenzi nel 1976.
Spagnuolo, giornalista e critico cinematografico avellinese, nonché nostro amato collaboratore, ha deciso di “seguire le tracce di una parte di quel valoroso cinema di genere italiano che per decenni, fino agli albori degli anni’80, ha dato lustro al nostro paese e gremito le sale cinematografiche”. Un film “ancora vivo” come dice Paolo Speranza, fatto per il pubblico, per il mercato estero ma anche per un’Italia che all’epoca soffriva della violenza sanguinaria scaturita dalle tensioni sociali che la storia ci racconta. Testimonianze degli addetti ai lavori, foto inedite, ricostruzione della sceneggiatura e tanto altro racchiusi in un’opera che non esce casualmente in un periodo in cui vengono rivalutate e rielaborate le caratteristiche del cinema di genere, una tendenza riscontrabile in serie quali “Gomorra” e “Romanzo Criminale”, così come in film quali “Django Unchained” e “Song’e Napule”. Questo ritorno di fiamma ci fa capire quanto gli input e gli insegnamenti del cinema di Lenzi non siano datati ed esauriti ma abbiano ancora molto da trasmettere, anche alle generazioni future.
La presentazione del volume si svolge come una chiacchierata informale fra vecchi amici in cui si fa spazio una dolce nostalgia per il grande cinema italiano ma anche per quella resistenza culturale che caratterizzava gli ambienti intellettuali. I film si facevano con poco e l’ingegno del regista era fondamentale per ottimizzare i tempi e le spese. Per non parlare dei rischi che si correvano nel girare un film in una città come Napoli, dopo vent’anni che una troupe non vi mettesse piede (ascoltare il podcast per credere!). Dopo queste interessanti premesse assistere alla proiezione della pellicola ha tutto un altro sapore. Ai titoli di coda parte l’applauso, come accadeva nei cinema di un tempo, forse perché stasera il tempo si è fermato, il passato e il presente si incontrano in una cornice speciale come quella del cinema America recuperato da un gruppo di giovani ragazzi e restituito alla città di Roma come un vero gioiello, con proposte culturali che vanno dalle proiezioni al teatro, alla condivisione di momenti quali lo studio o una partita di calcio.
Presentazione del libro Napoli Violenta
Lasciamo Trastevere con una riflessione: dopo il neorealismo è il cinema di genere ad occuparsi del racconto viscerale e scomodo della realtà, e se all’epoca era soprattutto la malavita ad avere la meglio, forse oggi le cose non sono molto diverse. Eppure il senso di condivisione, il coraggio di occupare uno spazio e restituirlo ai cittadini sono sintomi importanti di una presa di coscienza e di una volontà di combattere la malapolitica e l’indifferenza che ci fanno ben sperare.
Cinema America Occupato – Intervista
reportage di C. D’Aliasi
foto e video di Alessandro Farese
Quest’opera di Radio Cometa Rossa è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Lascia una risposta