Teho Teardo

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Teho TeardoIn genere le colonne sonore si fanno ai film, immagini in movimento, e Teho di questo se ne intende: ha musicato (per citarne solo alcuni) “Il Gioiellino”, “Il divo”, “Una vita tranquilla”, “Denti”, “Il passato è una terra straniera” e molti altri lungometraggi. Ma il compositore non si ferma qui e si lancia in una nuova sfida: musicare anche immagini fisse, ferme nel tempo. E infatti Music For Wilder Mann nasce dalle suggestioni scaturite dalle fotografie di Charles Fréger, le stesse che scorrono proiettate alle spalle di Teho Teardo e della violoncellista Martina Bertoni mentre si esibiscono all’ex asilo Patria e Lavoro di Avellino per il secondo concerto del “Chiediasilo! L’arte è reato“. Lasciatosi alle spalle “Still Smiling“, un bellissimo lavoro che per fortuna non sarà l’unico in collaborazione con Blixa Bargeld degli Einstürzende Neubauten, Teho Teardo ci fa immergere in un mondo in cui il continuum spazio-temporale si interrompe e torna indietro, incrociando la dimensione umana con quella animale in una preistoria idealizzata. Uomini, donne e bambini non sono più tali ma, vestiti di pelli e di rami, diventano mostri ancestrali fissati in una natura piatta e incontaminata. Non sono soltanto le fotografie in questione a darci questi indizi ma anche i suoni che Teho realizza in modo unico, come risultanti da una ricerca che affonda le sue radici in sonorità industrial. Suona delle molle con l’aiuto di una bomboletta ad aria compressa e quello che risulta è il ruggito gutturale e profondo di un leone. Subentra una lenta marcia di pesanti elefanti dal passo cadenzato in una giungla ordinata di cavi (“Attonita”). Strumenti antichi come l’autoharp e l’armonium teardoincontrano la tecnologia di computer, pad, cellulare, pedali e loop station e compongono una vera e propria orchestra. Prima un pezzo drammatico in cui le corde dei due strumenti principali, Il violoncello e la chitarra baritona, vengono percosse con l’archetto, poi un altro in cui i rumorismi elettronici ricordano i versi di gufi e animali selvatici, un sottofondo quasi impercettibile soffia come il vento. L’oscurità che si crea in sala diventa ipnotica, Teho danza e la chitarra è la sua partner. Poi parte il brano tratto dal film Diaz: “restare a guardare” le immagini cruente della mattanza del G8 di Genova è tutto ciò che resta, c’è poco da aggiungere. Dopo aver eseguito un brano dai richiami post-punk Teho ci regala colonne sonore mai proposte o scritte per film mai realizzati, vivi solo nella sua immaginazione, e prima di dedicarsi agli ultimi due “bis” (che bis non sono) parte con “La ragazza del lago” e infine ci lascia con un blues “del pentimento” del reverendo Terry Phillips.
Poi ci svegliamo nel mondo reale con le orecchie cariche di sogno.

C.D.

Teho Teardo – Intervista



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