Violenza psichedelica, fatta di muscoli e tecnica, suonata da spaccaorecchie veloci e incisivi. Gli ZEUS! ci investono con una tempesta di fulmini da un Olimpo di divinità demoniache sudate e incazzate. Sfidano i limiti imposti dai loro stessi corpi, spingendoli al massimo, fino ad esaurire le energie. Nevrotici, epilettici, esplosivi, tuonano il loro hard core di impatto sonoro e controtempi incastrati alla perfezione. Le mani di Luca Cavina (Calibro 35, Craxi, Incident on South Street) scivolano sul basso distorto e rabbioso, incalzato da brevi attimi di grida barbariche e bestemmie. La batteria di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra, Ronin, FulKanelli) è una mitragliatrice inarrestabile.
Sotto il nome di Zeus! i nostri due guerrieri suonano dal 2010, ma in realtà nella piccola Imola si sono scelti più di dieci anni fa ed incontrati nei Transgender. Si sono esibiti ieri al Cellar Theory (Napoli) e stasera sbarcano a Pisa per portare a spasso il loro secondo album Opera prodotto dalla Three One G, label di San Diego. Un cervello in copertina, sembra una noce vista dall’alto. Ce lo sbattono in faccia come per dire: è da qui che parte tutto. Allora non facciamoci ingannare: la loro musica è fisica nel momento in cui si espleta, ma dietro c’è molto intelletto.
Notevoli gli Arduo (Marcello Giannini alla chitarra + effetti e Andrea de Fazio alla batteria) che hanno preceduto gli Zeus! con il loro rumore matematico. I due musicisti napoletani sono impegnati in numerosi progetti avvincenti (ad esempio il primo negli Slivovitz e il secondo nei Revenaz) e insieme danno sfogo al metallo che è in loro senza rinnegare la matrice jazzistica.
A fine concerto le orecchie sono sature, fuori uso, ma ringraziano contente.

Zeus!

Arduo



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