Se ancora non conoscete Lorella Zanardo vi consiglio di iniziare dal suo documentario (qui) o di recuperare almeno uno dei suoi libri. Il corpo delle donne, realizzato nel 2009, è stato il primo documentario sullo sfruttamento delle immagini delle donne per scopi commerciali, ideologici e politici e ha destato un enorme interesse dando il via a una riflessione diffusa in tutto il mondo.
Lorella Zanardo è un’attivista per i diritti delle donne e ha ideato il percorso educativo Nuovi occhi per i media per formare i giovani sul tema dell’educazione all’immagine come strumento di cittadinanza attiva. Questo progetto diventerà un libro, il primo manuale divulgativo dedicato a questo tema.
Siamo abituati a vedere la figura femminile usata in modo umiliante in contesti pubblicitari, su cartellonistica, tra le pagine dei giornali. E anche in tv, spesso alla donna non viene concesso il diritto di parola e le inquadrature che la riguardano prediligono gambe e scollature. Rispetto a voltare la faccia o a spegnere la tv bisognerebbe agire. In Italia la televisione viene vista dal 90% della popolazione, continua a fornire esempi a giovani donne e uomini, a rappresentare uno specchio della nostra società. Dire “non guardo la tv” equivale a dire “me ne frego” di cosa accade nel mio paese. Invece ci sono molti modi per ribellarsi contro l’oggettivazione della donna e la sua de-umanizzazione, contro immagini di violenza e di sessismo che inquinano i nostri sguardi. Ad esempio si può protestare educatamente inviando una segnalazione a iap.it e firmandosi: spesso è così che vengono rimosse le pubblicità inappropriate e irrispettose.
Un altro tema importante e sempre riguardante le donne è il divieto di invecchiare, di presentarsi con abiti informali o vagamente spettinate: la tv ci insegna che bisogna essere impeccabili. Gli stereotipi che abbiamo interiorizzato ci condizionano e ci rendono vittime di discriminazioni (pensiamo ad emempio al bodyshaming). La paura di non piacere, di non avere consenso, di restare soli caratterizza anche le nuove generazioni, abituate a vedere immagini lavorate in cui la verità con tutte le sue imperfezioni viene modificata dalla post-produzione del fotoritocco. Le giovani donne e anche i giovani uomini, utilizzano i filtri di Instagram apparentemente per gioco ma soprattutto per essere “conformi”. Occhi grandi, zigomi alti, labbra pronunciate, mento triangolare, sono queste le caratteristiche che tutti vorrebbero (lo dimostra anche il progetto fotografico Selfie Harm di John Rankin). Ma poi, dopo il selfie, ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce (in particolare nei casi di non accettazione del proprio corpo, come il dismorfismo). A questo proposito giovedì 28 maggio alle 21 sarà disponibile online “Volto Manifesto“, un video che invita a una riflessione sulla trasformazione del volto nell’era digitale.
È importante incoraggiare le nuove generazioni e costruire un dibattito costante e consapevole contro la manipolazione, nella speranza di cambiare sia i media, sia il nostro sguardo, sia la società. E chi è femminista non abbia paura di dirlo.
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