Sigur Rós

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O2pVG8IpOaftZ9HYNBhzdSuLpj4Cv5IBeYMtXjya7Hw“Beauty is no quality in things themselves: It exists merely in the mind which contemplates them; and each mind perceives a different beauty.”
(David Hume)

 

 

Ippodromo delle Capannelle, Roma, 28 luglio 2013.
Gente, tanta. Un’attesa tranquilla, un senso di leggerezza.
L’occhio interroga la scena in cerca di spunti. Lampadine piantate sul palco. Semplici, rassicuranti lampadine a incandescenza. Spente, ma promettenti.
Le 21:50, non di più. Le luci si spengono e si piomba nell’oscurità della serata. Solo per un attimo, sarà l’ultima volta. Da quel momento in poi solo luce, e non solo per gli occhi.
Parte “Yfirborð”, lo schermo alle spalle degli artisti si anima in un caleidoscopio di bande verticali.
cAcVzUWO3028BmPQUj6KkRv1KjQiVY2GlIBEwa9t9e8Jónsi, un alieno. La voce non è umana, la chitarra non è uno strumento ad arco. O forse è così.
E’ un volo in assenza di gravità.
Brani recenti si alternano a pezzi storici, passaggi rarefatti a momenti di vibrante intensità, dove i Sigur Rós traducono tutto il loro potenziale in un impatto sonoro impressionante. Non una questione di volume, ma di ricchezza (e complessità) del suono. Lievemente arretrati, tre violini e tre ottoni assicurano respiro orchestrale ad un suono che non è quasi mai “analitico”, ma rimane sempre meravigliosamente “omogeneo”.
Con un raffinato supporto visuale che, senza ricorrere a effetti particolari, aggiunge dimensioni “altre” per un’esperienza percettiva unica. Multisensoriale, più che multimediale.
Riduttivo definirlo un concerto, impossibile discriminare i passaggi nel vortice di sensazioni e di emozioni. Spazio e tempo sfumano in flash, istantanee. La blusa di Jónsi con le nappe. Il tappeto di lucciole incandescenti di “Olsen Olsen”. La supernova di “Varúð”. Il corno di “Hrafntinna”. Jónsi che tiene la nota per quasi un minuto in “Festival”. Il basso incalzante fino all’acme finale di “Popplagið”.
Volti sorridenti. Si fluttua ancora per un po’.
Due ore in un attimo: uno spiraglio di infinito.
Sofisticato, tecnicamente perfetto, toccante. Il concerto dell’anno.

Yfirborð Kveikur 2013
Brennisteinn Kveikur 2013
Glósóli Takk 2005
Vaka Hvarf/Heim 2007
Ísjaki Kveikur 2013
Sæglópur Inni 2011
Olsen Olsen Ágætis Byrjun 1999
Hrafntinna Kveikur 2013
Varúð Valtari 2012
Hoppípolla Takk 2005
Með Blóðnasir Inni 2011
Kveikur Kveikur 2013
Festival Med Sud I Eyrum Vid Spilum Endalaust 2008
encore:
Svefn-g-englar Inni 2011
Popplagið Inni 2011

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Articolo e foto di Vincenzo Moccia

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