Il lazzo della mosca e altre storie

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Il lazzo della moscaMaschera vuol dire persona. Sembra un oggetto, una scultura, quando è appoggiata sul tavolo o appesa al chiodo, ma indossata diventa magia. Quando è sul volto di un attore la sua espressione cessa di essere immobile e prende vita, mostrando la sua anima. “Da dietro la maschera il mondo appare diverso” ci dice Fabio Mangolini che dal 2 al 22 luglio sarà impegnato in uno stage a Finale Emilia (Mo). Il Maestro supera il ruolo di attore diventando anche portavoce della storia del teatro: malleabile come argilla cambia forma e si moltiplica, impersonificando la commedia dell’arte in uno spettacolo che è anche lezione di teatro. Il passato si fa presente grazie ad un racconto che inizia a Padova nel 1545, quando le compagnie giravano per le corti portandosi dietro un bagaglio di folklore, diventando veicolo diplomatico e soprattutto culturale. Non esisteva un copione ma un canovaccio di battute dall’ordine intercambiabile a seconda delle occasioni. Alcune scene erano legate l’una all’altra tramite un “lazzo”, un laccio, ovvero una scena comica improvvisata.
Il lazzo della mosca è quello di Arlecchino che, visibilmente affamato, immagina un pasto luculliano e in mancanza d’altro finisce per mangiarsi una mosca. La sua storia, da vecchio re diavolo Helleking a saltimbanco, è accompagnata da quella di Zanni, bergamasco credulone, e di Pantalone, mercante veneziano ebreo che ispirerà fra i tanti lo Shylock di Shakespeare. Non mancano all’appello anche il Dottore, chiacchierone bolognese, il Capitano, discendente del Miles Gloriosus, e Pulcinella con il suo umorismo scatologico.
Fabio MangoliniLa grandezza di queste maschere sta nella loro universalità: sono comprese e ammirate in tutto il mondo, senza limiti di incomunicabilità.
Il teatro va in scena, ma non dove siamo abituati a vederlo. Nel periodo storico in cui cerchiamo di riprenderci i nostri spazi, luoghi come un bistrot possono diventare mutevoli e adattarsi a nuovi contenuti. Niente poltroncine e biglietto di ingresso al Godot per la rassegna “tutti giù per il teatro” organizzata da Bianca Fenizia, una giovane attrice con “l’ardore negli occhi”.
Ogni giovedì di febbraio si rinnova l’appuntamento che ospiterà uno spettacolo diverso:

14/2 Fino all’ultimo minuto di Ciro Zàngano (un tributo a Piero Ciampi)
21/2 On Air di Raffaele Speranza (uno spettacolo teatral-radiofonico tratto da “il bar sotto il mare” di Stefano Benni)
28/2 Cainabele di Salvatore Mazza (monologo di Claudio Grattacaso)

 

Intervista a Fabio Mangolini
httpv://youtu.be/G3pc9dTB22o

 



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