Un logo che tributa quello dei Judas Priest, un appeal “working class” e una passione sfrenata per il calcio.
Era da tanto che non vedevamo una t-shirt infilata in un paio di jeans, ma il frontman dei Giuda si presenta così sul palco della Bella Estate, e con tutta la sua mascolinità si impone sulla scena in poche mosse, dando sfogo ad una voce strepitosa, coinvolgendo un pubblico incontenibile, in delirio soprattutto durante l’esecuzione di “Wild Tiger Woman” o “Here comes Saturday night“.
Nati dall’esperienza pregressa di alcuni di loro nei Taxi (band romana nata negli anni ’90) i Giuda si definiscono glam rock, spogliando tale genere dal trucco e dagli accessori glitterati. Nella loro musica confluiscono sia il punk che negli anni ’70 rappresentava la voce ribelle di una generazione, che quell’hard rock che spopolava alla fine dello stesso decennio. Dietro un’apparenza leggera, frivola, in realtà si nasconde un racconto che agli uomini vissuti a Manchester sotto il mandato della “Lady di ferro” deve tutt’oggi suonare familiare: l’esigenza del lavoratore che aspettava il fine settimana per staccare dalla fatica, si svagava allo stadio e cercava di diversificarsi dalla massa, da quell’alienazione che solo la fabbrica è capace di imporre.
Racey Roller ha venduto più di diecimila copie, seguito poi da Let’s do it again, dischi che hanno consacrato la band al successo, soprattutto all’estero.
Mentre il live volge al termine i chitarristi inscenano una coreografia, in pieno stile rock n’ roll e quando il leader torna sul palco, dopo aver asciugato via il sudore, comincia un medley dedicato ai Beatles, e poi saluti, applausi, il pubblico chiede in coro “we want more” e via col bis.
Intanto, incuriositi dall’atmosfera di attesa che da qualche giorno aleggiava in città, noialtri avevamo già in cantiere di farci raccontare dai diretti interessati dei chilometri macinati dalla band in giro per l’Europa, alla ricerca di un riconoscimento che, stando al tipo di eventi ai quali partecipa, produce i suoi frutti. Per intenderci, i Giuda chiuderanno il tour estivo al festival Frequency, in Austria, il prossimo 16 di agosto. Così, chiediamo loro di raccontaci dell’esperienza europea:
“Generalmente facciamo tappa nel nord Europa, siamo stati spesso ad Amburgo o in Inghilterra, ma anche in territorio americano. In Germania, in particolare, abbiamo fatto da spalla ai Turbonegro, gruppo sulla scena da oltre vent’anni. Questo non ci discosta però dalla consapevolezza che i club italiani non hanno nulla da invidiare a quelli d’oltralpe, semmai possiamo riconoscere che il pubblico inglese in particolare è più educato ad un certo tipo di sound rock’n’roll, e questo a volte si nota”.
Alcuni di voi suonavano nei Taxi. Cosa è cambiato da quel primo progetto?
“Alcuni di noi suonano insieme addirittura dal ’92, ed il progetto Taxi è durato sino al 2007, quando alla morte del nostro batterista abbiamo deciso di non continuare. Ma poi la voglia di suonare ci ha consentito di ritrovarci in studio di registrazione, anche se con una maturità diversa, una attitudine meno punk e più rock’n’roll”.
Quali sono i vostri riferimenti musicali?
“Sicuramente i primi anni ’70 inglesi, quelli del glam rock stradaiolo degli Slade, per intenderci, fino al punk rock di fine settanta, gruppi come Andy and the Boxers ad esempio”.
I vostri dischi sono stati pubblicati per varie etichette, ed avete collezionato oltre 10.000 copie vendute.
“Sì in particolare l’ultimo disco è uscito negli USA per l’etichetta TKO, e poi in italia con la nostra ed in Europa con la storica etichetta inglese Damaged Goods, che ha prodotto anche il nostro ultimo singolo. Dalle 10.000 copie del primo disco siamo effettivamente cresciuti molto, e tra poco, tutto considerato, toccheremo le 20.000 copie. Abbiamo già un disco in preparazione, che uscirà entro la fine del 2015.”
Working class hero ed un occhio di riguardo al mondo del calcio, con una hit che spopola tra i tifosi sul web. E per il pubblico della Bella Estate, tra i primi luoghi del meridione che hanno registrato la presenza della band, aspettative soddisfatte!
Claudia D’Aliasi e Margherita D’Andrea
foto di Alessandro Farese
video linkato di Paolo “Ossarotte” Spagnuolo
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