“…Abbiamo passato una bellissima notte assieme, tutto qui. E se in un futuro ad un party o che so io per caso c’incontreremo, ben venga. Faremo un chiacchierata come due vecchi amici. Non saremo imbarazzati perché mi hai palpato le tette, tutto filerà liscio come l’olio, e in ogni caso noi due non faremo una piega, giusto? Sarà soltanto una rimpatriata fra due… amici. Promesso?”
(da “Un giorno” di David Nicholls)
Il tempo non torna più. E’ questo che ripete all’infinito Adam Franklin nel suo concerto. La freschezza, l’ingenuità di quell’Inghilterra al tramonto della Thatcher, la fertilità creativa delle case discografiche indipendenti come la Sarah Records, l’esperienza multietnica dei primi Mescaleros di Strummer. Tutto è andato e non tornerà. Questo Adam lo sa bene e non lo nasconde: si esibisce con disincanto sul palco in penombra, non può dimenticare gli anni gloriosi degli Swervedriven con la Creation Records e quello a cui si assiste è un canto del cigno, scarno e tagliente come una Pietà Rondanini di Michelangelo.
Dice bene David Nicholls nel suo romanzo Un giorno di qualche anno fa (ed. Neri Pozza): “Abbiamo passato una bellissima notte insieme, tutto qui”. Poi, come i suoi protagonisti, ci si è rivestiti e andati incontro al mondo: il brit pop si è evoluto e, in molti casi, ha smesso di essere quella fucina di sperimentazione. Ha preferito adagiarsi in sonorità orecchiabili, adeguarsi agli standards solidi della struttura pop ma, quando tutto sembra perduto, involontariamente si dà un appuntamento al proprio passato, per “fare una chiacchierata come due vecchi amici”: Franklin non vuole riportare in auge lo shoegaze degli Swervedriven nè, tanto meno, ha la volontà di mostrare qualcosa di nuovo; la sua musica è un bilancio degli anni trascorsi, un diario aggiornato della scena londinese, dalle ballate armoniche dei Coldplay alle sonorità gospel ed elettroniche dei Blur. E non c’è nessun imbarazzo per aver “palpato le tette”, tutto quello che c’era da dire sulla gloria dei primi anni novanta è già stato detto, analizzato, vivisezionato e studiato in laboratorio, ma nessuno lo riporterà indietro, neanche questa nostalgia feroce che delle volte ci assale, perché, vedi, il tempo non torna più.
Quest’opera di Radio Cometa Rossa è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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