Dopo il concerto in cui si è esibito al Ynot di Avellino diamo il benvenuto a Gipsy Rufina, songwriter di Rieti che ha già nel nome un suggerimento esplicito ai tanti giri che ha fatto per il mondo. Gli chiedo quando ha iniziato a viaggiare e perché.
Per un motivo o per un altro ho sempre viaggiato nella mia vita, ma più intensamente negli ultimi 14 anni. Mi sono trasferito in Germania nel ’99, ho vissuto a lungo negli Stati Uniti, poi sono tornato in Germania. Ho lavorato sulle navi, dal Sud America fino in Africa.
Poi per un periodo ho lavorato come documentarista, ho iniziato come ‘boom guy’, ovvero mi occupavo dell’audio, facevamo riprese nelle Isole, ad esempio nel Pacifico, nella Polinesia Francese, nelle Isole della Società, nei Caraibi…
Ci sono delle immagini, dei ricordi di viaggio in particolare, che ti andrebbe di condividere con noi?
Di ricordi ne ho tantissimi. Uno dei momenti più spirituali della mia vita è stato sull’Isola di Fakarava, a nord delle Isole della Società, un arcipelago di atolli nell’Oceano Pacifico chiamato Tuamotu. Uno spettacolo impressionante: dopo un paio di ore di volo da Tahiti, dall’alto vedi questi anelli verdissimi in mezzo al mare, con tutte le sfumature di colore che variano dalla laguna fino al largo. Gli anelli di terra sono lunghi 300 km e larghi 200 metri, pieni di palme. Lì hai l’idea di ciò che più si avvicina al Paradiso.
E poi ci sono i ricordi che hai messo sottoforma di musica, a volte anche in mancanza di fotografie, come ad esempio ti è accaduto nel deserto, in Spagna, quando ti si ruppe la macchina fotografica…
Tutte le mie canzoni vengono da ciò che vivo, forse è così per tutti i cantautori. Metto le esperienze in musica. Che sia folk o altro c’è un po’ di tutto quello che vedo girando, parla della gente che conosco e di ciò che mi accade.
Il tuo incontro con Bob Corn: come vi siete conosciuti?
Tizio l’ho conosciuto molti anni fa, mi esibivo già da parecchio ma ho iniziato a suonare questo genere negli Stati Uniti e, quando sono tornato nel 2004, mi sentivo fuori dal tempo, non conoscevo nessuno musicalmente affine a me, che suonasse in acustico, per esempio, in una fase in cui imperversava l’indie e il post-qualcosa… e poi ho incontrato Tizio, in giro come me, a Roma. Successivamente abbiamo suonato insieme e mi ha invitato al suo festival che spero vada avanti per molto tempo. Lui è un amico, l’unico che in Italia mi piace davvero sia per genere che come persona. Il resto è fatto soprattutto di musicisti arroganti.
Avete molte cose in comune, come ad esempio l’amore per il viaggio e ritenere che l’incontro con altre persone sia fonte di ricchezza.
Impari tanto dalla gente che incontri. La musica che faccio non vuole insegnare niente a nessuno: racconto delle immagini che possono, nonostante il mio ermetismo e l’uso della lingua inglese, comunicare la mia visione eudemonistica della vita.
Volevo sapere qualcosa a proposito del tuo poeta preferito poiché lo hai citato dal palco.
Uno dei miei poeti preferiti è Townes Van Zandt, un vero troubadour come Woody Guthrie. Un cantautore che girava molto e suonava per la gente.
Il viaggio è scambio di informazioni diretto – a differenza di ciò che avviene con internet oggi – cosa che accadeva già nel Medioevo, sono un po’ ‘old fashioned’.
Sempre a proposito dei tuoi viaggi: che tipo di zanzare ci sono in Finlandia? perché ne parli in una tua canzone?
Quella canzone l’ho scritta di getto in Finlandia durante un tour. Lì ci sono tantissimi laghi e quindi zanzare enormi. La canzone è nata quando ho conosciuto una ragazza del posto, abbiamo passato un po’ di tempo insieme e poi mi ha lasciato da solo con le zanzare.
Cosa ci racconti di “off I go”, pezzo di chiusura di Space Talking?
E’ una canzone un po’ surreale, il testo racconta del periodo di merda in cui viviamo e poi diventa più personale quando dice “packing back and off I go”: faccio i bagagli e vado via. Parla un po’ di come vivo io.
Il titolo del tuo ultimo album è, appunto, Space Talking. Cosa significa e in quanto tempo lo hai composto?
E’ uscito ad ottobre e raccoglie le canzoni dell’ultimo anno e mezzo. Il titolo gioca coi doppi sensi, mi piace usarli anche se spesso non li capisce nessuno. Space Talking si riferisce ai luoghi in cui cerchiamo rifugio in periodi difficili come questo, ma è anche il nome di una pratica sessuale abbastanza estrema che mi è stata raccontata da un tipo ubriaco in Inghilterra… mi divertiva e l’ho scelta come titolo. Ma mi piace che ognuno possa dare la propria interpretazione, non voglio imporre la mia visione.
E in futuro? Stai già scrivendo canzoni nuove?
Ho già parecchio materiale ma sono sei anni che sono in tour senza fermarmi. Il mese prossimo sarò in Spagna ma a giugno vorrei dedicarmi al disco nuovo, lavorandoci a casa, in una campagna di Rieti, per almeno un mese. L’estate prossima sarò in Polonia, Ucraina e Finlandia. Continuerò a girare parecchio, come sempre.
GIPSY RUFINA LIVE
httpa://youtu.be/MHt8XyVz9C4
Quest’opera di Radio Cometa Rossa è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Lascia una risposta