La giornata conclusiva del Rainy Days ci regala nuove emozioni con le esibizioni di Edda (Stefano Rampoldi) e di K-Conjog (Fabrizio Somma) rispettivamente al Godot e al Tilt! La manifestazione organizzata da Koiné Art Lab ha trasformato la città in una rete che collega, in tre giorni, tre palchi diversi. Abbiamo incontrato al Ynot La Maison e Emma Tricca, al Tilt I Primati e al Godot Dino Fumaretto.
K-Conjog viene da Napoli, è un compositore, polistrumentista e produttore di musica elettronica che (ormai da anni) si esibisce insieme con il videomaker Francesco Lettieri. E’ stato proprio Francesco a prendere l’iniziativa e dopo aver girato “chapter 2” basandosi su un pezzo di Fabrizio, ha dato il via alla collaborazione che (per nostra fortuna) prosegue indisturbata. Il loro, appunto, è un lavoro di squadra: video e musica nascono in modo parallelo e confrontando queste due materie gli artisti si ritrovano a “giocare” su un terreno comune, su uno spazio in cui nulla è lasciato al caso e la creatività si fa mestiere. Il risultato è un viaggio che coinvolge i sensi e l’immaginazione, lasciando riflessioni che perdurano nel tempo.
Nel 2009 esce il primo disco di K-Conjog, Il Nuovo è al passo coi tempi, edito per Snowdonia Dischi/Audioglobe. L’anno successivo, per l’etichetta inglese Dirty Demos, è la volta dell’ep electro/folk intitolato Le Storie che invento non le so raccontare. Dalle atmosfere dadaiste del primo a quelle più narrative del secondo si passa ad un universo più intimo, quello di Set Your Spirit Freak!, che nel 2012 esce per l’americana Abandon Building Records. Il videoclip del brano QWERTY, estratto dall’album e diretto da Francesco Lettieri, vince il PIVI (premio italiano videoclip indipendente) nel 2012. Nel 2014 Fabrizio pubblica un nuovo EP, Dasein, con cui rinnova la collaborazione con Abandon Building Records. Realizzato in soli tre mesi, il disco si avvale della presenza di numerosi artisti (dagli archi di Nicola Manzan ai remix di Herr Styler, Melodium, Offthesky e Pawn). Il titolo allude a Heidegger, al rapporto tra esistenza e tempo. Per Fabrizio “Dasein” è un modo per esserci, per dirci chi è, per regalarci pezzi del suo mondo.
Dal Tilt! Passiamo al Godot per l’attesissimo live di Edda.
“Voglio nascere, rinascere, morire e rimorire d’amore” cantava Ferretti in “Io e te” con i PGR. Quello che sono oggi è (o potrebbe essere) il risultato delle mie precedenti vite. Il che vuole dire che sono morta e rinata molte volte. Detto questo, capita di rinascere e rimorire anche mentre siamo su questa terra, ed è forse la teoria in cui credo di più. Per esempio Stefano Rampoldi, Edda, è morto (per la società mondana e per il suo pubblico) quando ha deciso di mollare, all’apice del successo, i Ritmo Tribale. Dodici anni di silenzio eppure non era tutto perduto: dopo aver toccato il fondo dell’inferno è risalito e ha deciso di regalarci nuove canzoni, le migliori che potevano uscirgli da quella testa che è un concentrato di meravigliose contraddizioni. Di com’era in quegli anni, oggi, dice solo che è stato stupido. La fase della sua rinascita, iniziata con Semper Biot e sbocciata con Odio i vivi , è maturata con Stavolta come mi ammazzerai?“. L’ultimo disco (sempre per la Niegazowana Records) è un coro di voci diverse, di storie che si mescolano, si accavallano, tra il vero e la finzione, tra il maschile e il femminile, tra il presente e il passato. L’anima parla a se stessa e, senza filtri, Edda si denuda ancora una volta, con la capacità di dare dignità ad ogni tipo di sentimento, anche quello più infimo. E’ un ribelle, è uno che ha trasformato la rabbia in forza vitale, tutto, stavolta, in chiave rigorosamente rock.
Il live esprime le potenzialità del disco in modo eccelso. Accompagnato da Fabio Capalbo e Luca Bossi, Stefano conduce lo spettacolo in modo diretto, ci prende a calci, ci smuove, ci ipnotizza, ci “ammazza” sparandoci addosso le sue canzoni come fossero proiettili. “Pater”, “HIV”, “Stellina”, “Tu e le rose”, “Bellissima” e altre dall’ultimo disco, ma anche “L’innamorato”, “Odio i vivi”, “Emma”, “Io e te”… addirittura intona “Uomini” dei Ritmo Tribale. Non risparmia neppure un pezzo in napoletano, battute, sorrisi. Il live finisce con un abbraccio collettivo, il pubblico commosso gli manifesta tutto il suo affetto… e alla fine si commuove anche lui.
Che la pioggia del Rainy Days – quella che non è caduta per tre giorni – fosse, invece, fatta di lacrime, venuta giù tutta all’improvviso?
C.D.
qui Rainy Days (prima parte)
qui Rainy Days (seconda parte)
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