BulbArt 2014

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BULBART 2014, PICCOLO REPORTAGE TRA I BOSCHI, CON INTERVISTA ALLA BESTIA (CARENNE)

Tutt’a un tratto, attraverso un movimento lento e inconsapevole, finito di indagare tra i boschi ad un palmo di naso, lo sguardo è annegato nel mare del golfo di Napoli, ed avrebbe voluto poter essere uno zoom, per registrare ogni singolo dettaglio di quello che la natura gli stava parando davanti.

BulbartEremo dei Camaldoli, Parco Urbano, mercoledì tardo pomeriggio, è la prima delle due serate del BulbArt, festival di musica indipendente progettato all’interno della “Festa di Riscossa Popolare”, matrice politico- sociale, tematica di quest’anno “la rete”, intesa come possibilità di collaborazione con le numerose entità che lottano nel territorio campano, anche al fine di ridare spessore all’arte, con poca lungimiranza da molti relegata nella soffitta delle cose non necessarie alla sopravvivenza.
Parco Urbano, Eremo dei Camaldoli, lo spettacolo di terra e mare è celebrato attraverso una giostra di mercatini di dischi e libri, e dibattiti, free camping, musica, quella ironica e tagliente di Giovanni Truppi, per intenderci, o quella spaccatimpani dei Grammophone, oppure quella mescolata della Bestia Carenne, per citarne solo alcuni.
Due giornate intense, quelle messe in piedi dalla BulbArt Work, con una line up corposa e interessante: ventuno bands, tra le quali elementi importanti del panorama nazionale e non solo come i Soviet Soviet, band che all’estero ha avuto già da tempo il giusto riconoscimento, e che salirà sul palco il prossimo sabato 26 luglio, insieme a progetti interessanti come quello dei Bastian Contrario, His Clancyness, DID, Portfolio, Pipers, Stella Diana, Love the Unicorn, Miriam in Siberia, The Burlesque, The George Frevis Band.

Noialtri, intanto, abbiamo seguito entusiasti la prima delle due serate, quella di mercoledì 23, che ha visto la partecipazione tra gli altri della band fiorentina The Vickers, sonorità psichedeliche, influenze post-punk, un disco all’attivo tra i più interessanti degli ultimi tempi ed una tappa quale band selezionata al Primavera Sound di Barcellona di quest’anno.
Bestia CarenneDallo stile dei settanta, ce ne siamo invece andati a fine serata con le orecchie colme del noise dei Sixth Minor, duo tutto napoletano che dal 2007 si è messo in testa di manipolare le onde, chiudendo con un sound ipnotico (onore alla scelta dei bassi) la prima parte della rassegna.
Fortuna che, dimentichi di ogni forma di avanzamento tecnologico tra boschi, orsi e luna (quasi) piena, nel frattempo avevamo già intervistato alla vecchia maniera la Bestia Carenne, esattamente ad un anno dal primo incontro, avvenuto nel corso del Festival Trepiazze di Campagna (Salerno).

Quante cose sono successe in un anno, quest’ultimo per la precisione?

E’ andata che siamo rimasti chiusi in studio, che poi a dirla tutta si tratta di una casa di campagna, da fine settembre sino a fine ottobre, ed è andata che durante le registrazioni abbiamo avuto un intermezzo molto interessante grazie al nostro amico /vicino Felice, che ci ha chiesto di aiutarlo con la “vinaccia”, che è la parte finale del vino. Insomma, musica e vendemmia, per cominciare, con un’incursione da parte della banda irpina di Grottolella, che ha partecipato alla registrazione di un pezzo. A fine ottobre si è anche conclusa la tournée di presentazione del primo EP “Ponte” al George Best di Napoli. In seguito ci siamo dedicati a mettere in cantiere nuovi progetti musicali e anche visivi, in particolare girando due videoclip, il primo dei quali uscirà a margine della pubblicazione del nuovo disco previsto ad ottobre prossimo, per la BulbArt Work.

Che tipo di videoclip avete scelto?

Il primo è in stile western, l’abbiamo girato in quattro giorni in Basilicata, e ci siamo decisamente divertiti, qualcuno di noi ha avuto anche una certa difficoltà ad uscire dal personaggio (la confessione è di Giuseppe Di Taranto, n.d.A.). La scelta è caduta sul west perché le sonorità del pezzo che rappresenta rimandano al country in stile Johnny Cash, sono influenzate da certi cori alla Morricone, ed insomma nel corso del videoclip ci siamo calati fino ai capelli in quelle atmosfere, e doverci in qualche modo ponderare è stata una decisione successiva e puramente razionale. Il secondo videoclip ha invece come protagonista una danzatrice, in un contesto, che è quello della Buca di Bacco al centro storico di Napoli, carico di una certa tensione erotica. Qui la regia è di Simone Montella, mentre le riprese sono di Gennaro Visciano, veterano del cinema e dei videoclip e veterano anche della “Bestia”, con la quale collabora da tempo.

Parliamo del miscuglio degli elementi strumentali, che vi caratterizza per la loro eterogeneità, dalla chitarra elettrica all’acustica, al violino, al benjo, al cajon.

C’è una ragione di ordine biologico, perché la “Bestia” è nata proprio da questa mescolanza, dalla contaminazione di generi frutto del lavoro di persone ciascuna col proprio vissuto artistico, che si sono messe insieme sperimentando un progetto nato quasi per caso, attraverso un appuntamento musicale fisso all’interno di una rassegna proposta dal “Caffè del Viaggiatore” a Napoli. Il mostro si è generato proprio dall’iniziale incontro di tre cantautori, che hanno cucito insieme tante parti diverse. La nostra eterogeneità è un peccato originale.

Ed in quale contenitore artistico o genere, se esiste, sta confinata la Bestia?

Ci definiamo un gruppo pop, pop come lo era Michael Jackson, come lo erano i Beatles. La mescolanza fa parte della nostra dimensione, ciascuno porta il contributo della propria terra d’origine, ed ogni disco ha poi le sue peculiarità. Il pop altro non né che una mescolanza di generi, e noi lo intendiamo in un’accezione positiva, che non implica necessariamente qualcosa di commerciale, banale o mainstream, il pop è una macro- categoria che può anche implicare indipendenza.

Prossimi incontri ravvicinati: primo agosto in Molise ad Oratino, al Festival promosso dal collettivo Be Quiet in onore del musicista napoletano Ugo Calise, e otto agosto ad Avellino, che la Bestia vive con un ottimo spirito di adattamento le varie condizioni climatiche, e in effetti lo spicchio di Golfo, il bosco, il buio hanno già messo alla prova, dal punto di vista della temperatura, la sua capacità di resistenza fisica. Un animale da studiare.

Margherita D’Andrea

 

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