Amaury Cambuzat riscrive gli Ulan Bator

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Au bord du lac j’ai rempli mon âme de nuances
Tes sphères d’influences sont mes pensées massacre
Ma faiblesse est mon unique force
Au fond du sac… Ta mouvance…
Dans une maison sans murs, absente de fondations
Ai construit ma destinée…

Amaury CambuzatQuello che Amaury Cambuzat ci ha proposto la scorsa domenica (12 gennaio) al Godot Art Bistrot è frutto di un’operazione certosina: non ha semplicemente proposto i pezzi della sua band storica, gli Ulan Bator, in chiave acustica, asciugandoli fino all’osso, ma ha dato loro nuova linfa tramite una rilettura diversa, inaspettata ed elegante. Così attraverso brani come Lumière Blanche (da Vegetale – Disques Du Soleil, 1997), Soeur Violence ed Hiver (da Ego Echo – Young God, 2000), Terrorisme Erotique (Nouvel Air, Alternative 2003), Torture e Penseés Massacre (Rodeo Massacre, Jestrai 2005), abbiamo attraversato la lunga storia della band che dal 1993 arriva fino ad oggi con l’ultimo disco En France En Trance (Acid Cobra 2013) che ha visto la partecipazione di Diego Vinciarelli al basso e al piano Rhodes, Luca Andriola alle batterie e alle percussioni e Nathalie Forget alle voci e alle Ondes Martenot.
Amaury ha accompagnato con voce cupa la sua chitarra, vera padrona della serata, e con pedali e loop station non ha fatto sentire la mancanza degli altri strumenti. Non mi sorprende che questa performance diventerà un disco, con ospiti ancora segreti…
La mistura di parole e musica è un corpus unico e indivisibile. Non ha importanza capire il significato dei testi, tutti in francese tranne uno, a primo colpo: l’importante è farsi travolgere dai suoni e poi risalire a ciò che rappresentano. E i suoni mutano, trasformano Amaury quasi in un bluesman dark, ma in cui sentiamo ancora vive le influenze del Post-rock, del Krautrock e della New Wave, tutto filtrato attraverso una sensibilità intima e rinnovata.
Luca per presentare il live ha scelto un brano tratto da “La città dello spettacolo” di Guy Debord, saggio che precorrendo i tempi nel 1967 studiò il processo di trasformazione dei lavoratori in consumatori. La riflessione presa in prestito da Luca si sofferma sulla contrapposizione ma anche l’indivisibilità di tradizione e innovazione. Possiamo dire che la tradizione, ovvero il passato degli Ulan Bator, incontra l’innovazione, di cui la band stessa si è fatta portavoce negli anni, grazie al lavoro impeccabile di Amaury, una fenice che non ha bisogno di risorgere dalle ceneri ma che trae forza e ispirazione da una band ancora attivissima e che incontreremo a fine anno in tour in Italia.

Claudia D’Aliasi

Amaury Cambuzat – Intervista

Amaury Cambuzat LIVE

httpv://youtu.be/2hFRd1pTvpY

Licenza Creative Commons

Quest’opera di Radio Cometa Rossa è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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