12/01/2013 – Da Calvino a Rodari, da Schnitzler a Barbery, da Tabucchi a de Luca, leggere è un diritto che in genere esercitiamo in solitudine, ma scegliere di condividere con altri una pagina o un frammento che ci ha colpiti è un’esperienza che lascia spazio a tante sorprese.
Giuseppe Pavarese accende un fuoco attorno al quale ci ritroviamo a leggere e, di conseguenza, a raccontarci. Scambiandoci righe e pareri in un gruppo di lettori, tutti diversi, portiamo in pubblico un pezzo del nostro mondo più intimo. Tutti siamo affamati di storie, sin da quando siamo bambini ci incuriosiscono e ci formano, storie che sono utili per divulgare messaggi, idee, visioni, ritratti sociali e che trasmettono la memoria di chi ci ha preceduto, soddisfacendo un bisogno di conoscenza, che sia umana, letteraria o scientifica.
Ognuno legge nella quotidianità per vari motivi, spesso inconsci: c’è chi legge per darsi un piccolo piacere prima di addormentarsi, chi per superare dei limiti culturali fondati sul pregiudizio, chi per studio o per imparare una lingua, chi per fuggire dai propri pensieri o per non sentirsi solo, in compagnia di personaggi fantastici. Le mamme leggono favole ai figli e quindi anche a se stesse, alcuni leggono casualmente, spizzicando stralci qua e là, e altri cercano un riscontro, poiché, come direbbe Cesare Pavese, in un libro ritroviamo pensieri già nostri. Ognuno proietta la propria visione, la propria realtà, in un libro che letto da un’altra persona sarà sempre diverso, e sempre diverso sarà ogni volta che lo leggeremo.
Poi ci sono autori che proprio non riusciamo a sopportare e che dopo poche pagine non vanno giù. Il pudore che ci trattiene dal confidarlo a qualcuno, nel timore di essere criticati, nell’ambito di una lettura collettiva può sciogliersi e diventare un argomento interessante di confronto.
In un libro ci trovi di tutto, la catarsi dell’autore, la conferma ai nostri pensieri, qualcosa da contestare, dall’intrattenimento all’informazione e quindi alla politica. Spesso “è una bugia più vera della realtà stessa”.
Parola di lettore
02/02/2013 – Il secondo appuntamento con Parola di Lettore sceglie come topic “la verità”. I lettori sfidano il tempo avverso e si raccolgono al riparo, imbracciano i libri che li hanno condotti fin qui.
Si parte da Galileo, un uomo che ha avuto il coraggio rivoluzionario di sovvertire vecchie credenze smantellando i punti saldi a cui si aggrappava la cultura dell’epoca. Un uomo contro le convinzioni del mondo intero. Anche Il gabbiano Jonathan Livingston viene escluso dal suo stormo di compagni poiché essi non condividono la sua ricerca del volo perfetto. La condivisione si limita davanti alla riluttanza nei confronti del nuovo. Perciò quanto la verità ha bisogno di essere accettata da chi è convinto dell’opposto? Ciò che è appurato per un’intera comunità può essere chiamata verità solo perché è uniformemente riconosciuta come tale? La verità è radicale, non si smentisce, è una conquista caratterizzata dall’entusiasmo nella ricerca e dall’affermazione di sé.
Vera è la storia di un popolo violentato dal colonialismo, perché il loro dolore è una prova di attendibilità, ma cosa dire delle storie dei carnefici? Quanto il giusto è vicino al vero?
La verità “rende liberi” leggiamo nella Bibbia, è qualcosa che “risuona dentro”, una frase o un gesto che non ci lascia indifferenti perché ci parla di noi. E’ così anche nei libri che per quanto fantastici e lontani dalla realtà nella loro verosimiglianza con essa sono autentici e custodi di verità. Ma allora se dò per vero qualcosa che non esiste (come la pagina di un libro) la verità è un’illusione? probabilmente si, ma che dipende esclusivamente da una scelta: crederci.
Parola di lettore 2
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