I suoi disegni si nutrono di carne umana, macellata davanti ai nostri occhi. Antonio Proietto, in arte Delicatessen, ha un talento naturale: niente accademia, disegna da poco e durante il tempo libero per rispondere ad un richiamo incontrollabile. E’ un fumettista che con personalità e un’ironia che a tratti sfocia nel cinismo ritrae l’Italia della crisi economica e l’individuo nella sua intimità. Nelle sue tavole vediamo l’essere umano nelle sue sfaccettature più scomode e avvilenti, con la lente di ingrandimento e senza timore Antonio scardina porte, abbatte muri ed entra nella vita quotidiana intrisa di ipocrisia, rappresentata con le sue contraddizioni e atrocità, ovvero proprio come non vorremmo vederla. La camera da letto, la cucina, la poltrona piazzata davanti alla tv diventano dei veri e propri set in cui il teatro della realtà supera l’immaginazione. Siamo in un mondo dai contrasti forti, come il bianco e nero, fatto di preti pedofili, suore sadiche, politici corrotti, prostitute che giocano al ribasso, madri che gettano i figli nei cassonetti, mass media onnipresenti: quasi una corte dei miracoli allargata e che abbraccia un’umanità fatta di disperazione e vizi contemporanei. Ma trapela sottile anche il desiderio d’amore e un bisogno di tregua. Vivere è una continua corsa fra un tendere alla felicità e il desiderio di morte.
Il foglio di carta diventa il nostro portale sulla realtà, il nostro specchio, ma per Antonio è uno schermo grazie al quale fa un passo indietro per vedere il mondo da fuori, e usare i suoi pennarelli per dire l’indicibile. Noi che ci siamo dentro forse non lo sappiamo, ma il mondo è bello solo visto da lontano.
Delicatessen – Intervista
In mostra al Godot dall’8 al 26 febbraio grazie alla collaborazione di Cattina Elettroshock.
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