“il mondo è come te lo metti in testa” canta Giovanni Truppi (che presto vedremo al Godot dal vivo!). Questo verso mi ritorna in mente mentre assisto alla bellissima lezione di Stefania de Vito allo scorso e ultimo caffè filosofico dell’anno (il 21 dicembre). L’evento ‒ patrocinato dal “Borgo dei Filosofi” ‒ e organizzato da Leonardo Festa ha visto come moderatrice la dottoressa ricercatrice in Neuroscienze Cognitive presso l’Università di Edimburgo che si occupa della ricerca nell’ambito delle funzioni cognitive. In particolare indaga sui deficit di memoria connessi a lesioni cerebrali e all’invecchiamento normale o patologico. «Il funzionamento del cervello umano» – spiega de Vito – «è circondato da un’aura mitologica che a volte sconfina nel paranormale. Nel linguaggio comune ricorrono false credenze, che, ripetutamente avallate anche da personaggi autorevoli, si sono sedimentate nell’immaginario collettivo. Le informazioni false propinate in relazione al nostro cervello si sono materializzate in bufale concettuali, come la memoria fotografica o la dicotomia tra emisfero destro creativo ed emisfero sinistro razionale, e in bufale commerciali, come le lenti colorate propagandate per il trattamento della dislessia, gli esercizi di brain training che promettono di far lievitare i quozienti intellettivi o le lezioni di Inglese da ascoltare comodamente durante il sonno. La nostra mente non funziona come una videocamera. E noi non registriamo fedelmente la realtà che ci circonda, ma piuttosto la ricostruiamo e la reinterpretiamo».
Così de Vito ci ha illustrato, alla luce dei più recenti studi neuroscientifici, gli inganni e le illusioni in cui incorriamo quando percepiamo la realtà. Con degli esempi molto pratici ci ha mostrato perché siamo capaci di leggere un testo anche quando le lettere non siano in ordine, cos’è la visual imagery, la pareidolia, da cosa nasce la nostra immaginazione e tanto altro.
Caffè Filosofico – I miti del cervello
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