Il ritorno di Flavio Giurato

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GiuratoSono in pochi a conoscere Flavio Giurato, uomo alto e riservato, cantautore “anomalo” che si è dedicato a pochissimi dischi, tutti diversi e molti dei quali oggi introvabili. Chi ha avuto modo di ascoltarlo negli anni ’80 (o ne ha visto il video su Mister Fantasy) lo porta nel cuore e ancora oggi ricorda le sue canzoni a memoria. Cosa ne so? Domenica 12 aprile al Godot abbiamo avuto l’occasione di incontrare lui – un pezzo di storia della musica italiana – e, oltre a un gruppo di curiosi, un folto pubblico di affezionati. Il leggendario cantautore romano è autore dei dischi “Per futili motivi” (1978), “Il tuffatore” (1982), “Marco Polo” (1984), in seguito de “Il manuale del cantautore” (2007) e quest’anno è tornato con “La scomparsa di Majorana”, incentrato sulla “sperimentazione sensoriale” e sulla ricerca degli armonici, con 10 tracce destinate a un ascolto attento, possibilmente in cuffia. Non un disco immediato (è tutto tranne che scontato) e di una poesia sorprendente, sarà probabilmente tra le ultime opere musicali di un Flavio Giurato che vuole ancora mettersi alla prova con altri campi artistici, sempre con una sensibilità e una carica emotiva tutta da trasmettere (ne parliamo nell’intervista che segue).

 

Prendendo spunto dal libro di Sciascia (secondo il quale Majorana non sarebbe morto suicida), Giurato sceglie di riportare in vita questo scienziato misteriosamente scomparso nel 1938. Lo immagina fuggito, immerso nel vento e nella sabbia, e lo fa parlare così: “io nel deserto voglio rispecchiarmi nelle macchine sostate, nel parabrezza, nel lunotto, nello specchietto laterale, con lieve piegamento della colonna vertebrale. E’ banale ricerca dell’angolo più astuto per un temporaneo migliore risultato. Quello che è vero è transitorio, parola di scienziato. L’immagine è buona, nascostamente vostro, Ettore Majorana”.
Flavio Giurato fa “canzoni d’autore” e ci tiene a sottolinearlo poiché sia la composizione che la performance girano attorno a lui. E’ un po’ il concetto dell’atleta, che si prepara da solo per affrontare la gara. Infatti Flavio è ancora il tuffatore “che si aggiusta e si prepara di bellezza non comune”, che comprende che la parte principale del tuffo è la risalita dagli abissi, il riprendere fiato. Colui che si immerge nella vita e che, davanti alla possibilità di successo rompe con le major e si dedica all’indipendenza. Un’infanzia a inseguire le sedi diplomatiche in cui lavorava il padre e i set cinematografici del nonno. Giovane giocatore di baseball professionista, sport abbandonato per dedicarsi anima e corpo alla musica. Tre anni a Londra, facendo il busker nella metropolitana, e quando torna a Roma nel 1978, pubblica per la Ricordi “Per futili motivi”, primo di un trittico di concept album, completato nel 1982 da “Il tuffatore” (con la CGD) che vede l’inizio della collaborazione con il chitarrista Piero Tievoli e la partecipazione di Toto Torquati, Mel Collins e Ray Cooper, e nel 1984 da “Marco Polo” per la stessa etichetta e pressoché gli stessi musicisti. Dieci anni di lavoro in Rai come regista e documentarista per poi pubblicare nel 2007, per la sua etichetta Entry Edizioni Musicali, il suo primo cd, “Il manuale del cantautore” che verrà distribuito in modo indipendente. Ha recentemente lavorato come musicoterapeuta in una struttura psichiatrica, “elaborando un metodo che prevede per i pazienti l’emissione delle sillabe mistiche, la praticabilità fisica del rigo, il canto melodico e armonico e l’uso terapeutico delle percussioni”. Ora è in tour da solo ma ci ha detto che tornerà con due giovani musicisti.

Le sue prossime date:
19 aprile Caserta, Jarmusch Club
10 maggio Roma, Na Cosetta

Claudia D’Aliasi



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