AUANASGHEPS

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LUCA AUANASGHEPS FIORENTINO: INTESTINI.

di Margherita D’Andrea

AuanasghepsLa differenza sostanziale tra Luca AuanaSgheps Fiorentino e la città di Napoli è una questione di proporzioni: qualche migliaio e oltre di chilometri in estensione, un’altezza su scala uno a trenta perlomeno, sulla profondità nemmeno a ragionarci nonostante metri e metri d’intestino, i quali, effettivamente, al di là di dimostrargli che “fa schifo internamente”, come direbbe Totò Diabolic, non ce la fanno proprio a reggere il confronto. Del resto, le viscere di Napoli sarebbero un banco di prova eccessivo pure per Muhammad Ali, perché come inizi a guardare su e attraversi da piazza San Domenico con uno sguardo l’intera città, spaccata fino a Castel Sant’Elmo, ti si squilibra tutto il centro gravitazionale, e a quel punto il capogiro è un attimo.

Ma a parte questo, tra Luca AuanaSgheps Fiorentino e la città di Napoli non c’è una grande differenza. Tutti e due sono privi di filtri, tutti e due sono sboccati e tendenzialmente anarchici, tutti e due fanno ridere ma non sono ridicoli, tutti e due crescono in compagnia della strada, e ne inghiottono le conseguenze in termini di intensità, spontaneità, caos; magari lei rispetto a lui è più melanconica, che nella contraddittorietà del suo carattere c’è, assai meno visibile, anche questo aspetto. Ma poi, in fondo, una che ne può sapere, impressioni a parte.

Lo scorso 15 novembre Luca AuanaSheps, vocabolo inventato per dire di una cosa bella proprio, lo abbiamo incontrato al Godot Art Bistrot di Avellino, durante il tour di presentazione della sua seconda fatica “Mero’”, edita dalla casa editrice Round Midnight di Domenico Cosentino. In compagnia dei sodali Duilio Meucci e Antonio Papa, Luca ha spaziato alla sua maniera tra cibo, sentimenti più o meno aulici, bucolici e biblici, letteratura, politica, senso di appartenenza, che dette così sembrerebbero materie da discorsi seri, ma su questo ci teniamo a smentire nettamente la faccenda, che anzi a ben pensarci il concetto di serietà non è nemmeno detto che non possa coincidere con quello di ironia. Ironia “a palate”, per la precisione.

Dopo il successo di “Zabbaglione”, uscito nel 2012, collezione di post, aforismi, parole in libertà sul senso della vita moderna e cose molto più volgari, rigorosamente condite dal napoletano delle viscere (assai diverso da quello dei quartieri alti), Fiorentino si presenta a un pubblico molto più numeroso e soprattutto non solo campano, ed è interessante constatare come l’assenza di filtri, il riconoscimento di certe riflessioni piuttosto folli nella loro apparente minuzia, ma che dicono evidentemente più di quello che sembra o, quantomeno, fanno ridere, apparentino un po’ tutti con tutti.

Noi di Radio Cometa Rossa gli abbiamo chiesto di raccontarci un po’ dei suoi pensieri. E abbiamo anche capito il senso di Mero’, che è niente di meno che l’intercalare buono per ogni occasione di sorpresa e affini, un po’ come l’ ecchetelodicoaffare di “Donnie Brasco” o l’ uanema do priatorio (insieme al milione) di “Così parlò Bellavista”.

Mero’!

Intervista a Luca Fiorentino Auanasgheps



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