David Bowie raccontato da Iain Chambers

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david-bowie-1Sulla copertina dell’LP Space Oddity (1973), un terrestre David Bowie, lievemente allucinato, solleva gli occhi dalle sue ciocche arancioni, per fissare lo sguardo nel vuoto. Sul retro si vede l’esile figura del cantante con una tuta color argento aperta fino alla cintola. Il cantante ci osserva con sguardo interrogativo, il mento sollevato e le sopracciglia inarcate. Al collo è appesa una collana con un grande ciondolo scintillante appoggiato sul suo petto color avorio. Seduto, con le mani strette tra le cosce, le gambe divaricate, che si assottigliano verso il basso dentro un paio di lucidi stivali rossi, Bowie si offre all’occhio della macchina fotografica come immagine artificiale e inquietante. I suoi atteggiamenti femminili e il suo “look” stravagante parlano un linguaggio indeterminato, un codice androgino. Ma la narcisistica atmosfera che quest’immagine evoca è a sua volta assai ambigua. Oggetto del nostro sguardo sconcertato, Bowie è nello stesso momento l’artefice dell’“immagine traumatica”. Una tale esibizione allude alla possibilità di sciogliere il soggetto sessuale di genere maschile dai suoi precedenti e più prevedibili vincoli.

iainQuesto è l’incipit del quinto capitolo di “Ritmi Urbani” (Urban Rhythms, Pop music and Popular Culture, 1985) scaricabile gratuitamente a questo link. Il suo autore Iain Chambers è un antropologo, sociologo ed esperto di studi culturali britannico. Membro del gruppo diretto da Stuart Hall all’Università di Birmingham, è stato uno dei principali esponenti del celebre Centro per gli Studi della Cultura Contemporanea ivi fondato, che ha dato vita a una fiorente branca della sociologia anglosassone contemporanea. Successivamente si è trasferito in Italia dove insegna Studi culturali e postcoloniali all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” ed ha fondato il Centro per gli Studi Postcoloniali. È autore di numerosi volumi tra cui “Mediterraneo blues. Musiche, malinconia postcoloniale, pensieri marittimi” e “Le molte voci del Mediterraneo”. I suoi campi di studio spaziano dall’urbanizzazione alla cultura popolare, la musica, la memoria, la modernità. In particolare, Ritmi Urbani racconta la nascita e la diffusione di linguaggi e stili dell’universo pop, rintracciando i vari modi in cui la musica entra nel tessuto della vita quotidiana e nella dinamica delle culture giovanili. Abbiamo incontrato l’autore per parlare di David Bowie. Partendo da come è stata celebrata la sua scomparsa (ovvero in modo collettivo e “virale”), discutiamo della sua “musica visiva”, la centralità del suo corpo e delle sue trasformazioni, del concetto di ambiguità sessuale che faceva parte della sua immagine e che è stato sintomo di una società desiderosa di cambiamento.



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