Tolstoj e l’anima russa – Parola di Lettore

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TolstojIeri, sabato 11 aprile, si è svolto il terzo appuntamento della rassegna “Parola di lettore” al Godot. La Professoressa Rossella Sanseverino, che ci ha già deliziato in passato con una lezione su Dostoevskij, stavolta ci ha introdotti nel mondo di Tolstoj. L’incontro intitolato, appunto, “Tolstoj e l’anima russa”, ci ha permesso di conoscere meglio un autore fondamentale della letteratura mondiale.

Il progetto di Parola di Lettore va avanti da diversi mesi, stimola la lettura attraverso lezioni tematiche e infine dà ampio spazio agli interventi del pubblico. Quest’anno è dedicato al tema delle radici e particolare attenzione è data al luogo e al periodo storico in cui determinati autori e correnti letterarie abbiano preso vita. Come sempre il curatore è Giuseppe Pavarese, biologo con la passione della lettura, e il patrocinio è quello del Presidio del Libro di Avellino che ha molto a cuore la sorte delle biblioteche.

Spiega Rossella Sanseverino, docente di lingua e letteratura inglese nei Licei e ospite dell’appuntamento: «L’anima russa è caratterizzata da una profonda spiritualità, intesa come esigenza di comprendere e giustificare la vita. Perché si vive? Qual è il significato dell’esistenza umana? Questi sono problemi che ognuno si pone, ma che l’uomo russo avverte con maggiore urgenza e intensità, come se fossero legati alla sua natura in modo indissolubile. In questo senso, come affermava Virginia Woolf, l’anima può essere considerata la protagonista assoluta del romanzo russo dell’Ottocento. L’incontro è dedicato a Tolstoj, che indagò instancabilmente le ragioni e i fini della vita, con la passione che seppe trasferire in molti dei suoi personaggi, animati dalla sua stessa esigenza: Pierre Bezuchov, Andrej Bolkonskij, (Guerra e Pace), Konstantin Levin (Anna Karenina) e Ivan Ilič (La morte di Ivan Ilič) ci accompagneranno in questo viaggio alla scoperta dell’anima russa».

 

André Gide dice che il romanzo europeo è sociale mentre quello russo è incentrato sul rapporto che l’uomo ha con se stesso o con Dio. Il pensiero slavofilo del tempo influenzò l’opera di Tolstoj, per non parlare dell’auto-indagine che è alla base di quella cultura.
La fioritura del romanzo russo abbraccia un periodo che va dal 1840 al 1899. Virginia Woolf in alcuni saggi parla di questi romanzi dicendo che “bucano la carne e mostrano l’anima” riferendosi alla caratteristica descrizione dall’interno dei personaggi. Alla base di questa letteratura vi è: una profonda spiritualità e una spasmodica ricerca del senso della vita; la solidarietà che nasce dal messaggio evangelico e che viene rafforzata dall’idea di comunità su cui verte la chiesa russa; l’amore per la Russia e per il popolo contadino; lo spirito di sacrificio del singolo a favore della salvezza del mondo.

E’ nel 1880 che Tolstoj si converte in seguito a una crisi spirituale, ma la sua religiosità era anarchica: non credeva nella chiesa ortodossa perché troppo vicina allo Zar, né nella trinità, né nella resurrezione dei morti. Rinnegherà romanzi come Anna Karenina e Guerra e Pace, quest’ultimo incentrato sulla concezione della Storia non determinata dai condottieri ma dallo spirito delle masse. Da Anna Karenina, invece, apprendiamo il grande insegnamento di Levin (dovuto a una sorta di epifania Joyciana ante litteram): il senso della vita sta nel perseguire uno scopo più alto, ovvero bisogna vivere per gli altri, in funzione della conoscenza del bene.

Claudia D’Aliasi

Tolstoj 2

 

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