E’ difficile individuare i confini dell’Arte, distinguerla da ciò che non lo è, soprattutto in una fase storica in cui siamo abituati a vedere opere fuori dai contesti canonici (ormai da anni) e la figura dell’artista assottigliarsi, quasi scomparire o trasformarsi così velocemente da risultare inafferrabile. Basti ricordare, nell’arco della storia, come Duchamp nel 1917 ci prese in giro, spacciandoci per opera un orinatoio capovolto, oppure pensare alla Pop Art che ha trasformato l’opera da oggetto unico a prodotto in serie. Eppure chi avrebbe il coraggio di non definire artista un Andy Warhol? Il passare del tempo e la parola dei critici sembrano mezzi insufficienti per definire una regola ma di certo l’Arte, oggi più che mai, è una forma di comunicazione che non lascia indifferenti e che non è alla portata immediata di tutti.
Di questo e tanto altro si è discusso lo scorso 24 febbraio, dalle 18 alle 20, all’ultimo appuntamento (solo per ora, si spera) dei Martedì Critici al Madre di Napoli. Ospite dell’incontro la professoressa Angela Vettese, critico d’arte e curatore che dirige dal 2001 il Corso Magistrale di Arti Visive presso l’Università IUAV di Venezia (Facoltà Design e Arti) dove è docente di Teoria e Critica dell’Arte Contemporanea.
I Martedì Critici in questa occasione hanno festeggiato cinque anni di attività, partiti da un’idea di Alberto Dambruoso, professore di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, critico e curatore indipendente d’arte contemporanea residente a Roma. A lui si aggiunge Guglielmo Gigliotti, critico d’arte e docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Come ha raccontato Alberto ai nostri microfoni, il progetto nasce nei primi mesi del 2010 quando il giovane professore ha trasformato la sua casa in un luogo di condivisione in cui era possibile incontrare da vicino, per una sera a settimana, artisti e critici d’arte. “I Martedì Critici si sono da subito configurati come un contenitore alternativo rispetto alle gallerie. Non si è mai inteso fare mercato bensì apportare una lettura, stimolare delle riflessioni, aprire un dibattito attraverso la presenza degli attori che danno vita all’arte creando così di volta in volta una piattaforma liberamente aperta al pubblico. L’intento è sempre stato quello di spiegare, documentare, rendere note le poetiche e le direzioni di ricerca degli artisti invitati. A monte c’è poi il desiderio di riempire un vuoto istituzionale e culturale che dovrebbe svolgere con regolare continuità incontri di questo tipo in musei e fondazioni”. Con 31 artisti solo nel primo anno, senza discriminare alcun filone o tecnica espressiva, gli appuntamenti hanno riscosso un grande successo di pubblico e di critica, tanto da spingere Alberto a cercare un posto più ampio in cui organizzare i propri Martedì e proprio a due passi dalla sede originaria, in via Merulana, trova nell’Auditorium di Mecenate (struttura romana di epoca augustea) il giusto luogo d’accoglienza. E’ qui che prende piede la seconda stagione, nel 2011, che ha reso possibile l’incontro con artisti italiani di chiara fama (a livello nazionale e internazionale) disposti a discutere sul proprio operato e a rispondere alle domande degli avventori, in un clima di totale informalità. Questo rende possibile anche ai non esperti di avvicinarsi al mondo dell’arte contemporanea e di godere dell’operato dell’associazione.
Claudia D’Aliasi
Intervista a Alberto Dambruoso
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