Caffè Filosofico: Il Coraggio

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01Continua la rassegna del Caffè Filosofico del Godot (curato da Leonardo Festa) che vede la partecipazione attiva e sempre crescente di giovani e adulti.
Sabato scorso il prof. Mario Coppola ha illustrato le varie contraddizioni che caratterizzano il voler racchiudere in una descrizione rigida cosa sia il coraggio. Il coraggio sfugge ad una definizione precisa, eppure tutti sappiamo all’incirca cosa sia o cosa non sia (ad esempio è l’opposto o il contraddittorio della viltà). In genere viene associato a qualcosa di eticamente positivo, ma ci sono degli elementi (delle anfibolie) che complicano il discorso. E’ necessario un ostacolo (come la paura) da superare per essere coraggiosi? Il coraggio è oggettivo o soggettivo? Il fare, l’azione, è una prerogativa del coraggio? Il pensiero può rallentare l’azione e quindi inibire il coraggio? Ci vuole coraggio per mentire e/o tradire? Ci vuole coraggio per accettare se stessi e i propri limiti? Esiste un tipo di coraggio stoico? Il suicidio è un atto di coraggio? Un terrorista che sacrifica la propria vita per eliminarne altre è coraggioso?
Mario ci dice: “Il coraggio è la parola d’ordine impiegata per dare e darsi forza di vivere, morire, agire, pensare, e vincere virilmente l’inerzia, nonostante pericoli e ostacoli. Ma dal Mago di Oz al Cyrano di Rostand, dai Promessi sposi a Amleto, ritorna sempre il dubbio se uno poi il coraggio se lo può dare o se glielo si può dare. “Virtù intrascrivibile in concetti”, com’è stata chiamata, la fortitudo o forza d’animo è refrattaria a una definizione univoca e precisa, e va piuttosto compresa a partire dai diversi modi in cui ne parliamo ordinariamente, e in cui è stata ed è considerata nella letteratura, nelle scienze, e nella riflessione filosofica. Da una indagine sulle vicende storiche dell’idea di coraggio, tuttavia, emerge la fisionomia di una qualità intimamente aporetica, tanto da spingere a domandarsi se si tratti davvero di un attributo o una motivazione primaria di un individuo, o non viceversa dell’effetto secondario di una approvazione sociale – sicché sotto la bandiera del coraggio si contrabbandi l’assoggettamento a valori prefissati, la spinta alla normalizzazione e all’aggregazione – e se quella parola d’ordine indichi davvero una virtù o un qualcosa di positivo. Forse però esiste anche un’altra forma di coraggio, un coraggio del pensiero critico e auto-critico, della parresìa (il dire il vero con franchezza), dell’agire conseguente, del riconoscimento dell’assenza di valori e verità assoluti, di un’etica erotica della convivialità e della comunità, del rifiuto del circolo consumo-profitto, della ribellione solitaria, e del guardare in faccia il nulla e la mancanza di senso.”

Caffè Filosofico – Il Coraggio


foto di Angela Festa

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