NOMEANSNO

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“Vogliamo discutere di musica? Okay, ma solo in parte”.
Questo articolo contiene solo il 30% di rock and roll.
Di Paolo Spagnuolo


Bizzarro! Ci sono diverse componenti stravaganti in ciò che sto scrivendo e in quello che ho vissuto il 29 novembre a.D. 2012.
Per me risulta tutto davvero strano quando devo scrivere di qualcosa che esula dall’ambito del cinema. Qualcuno dice che sono un critico cinematografico, ma nutro dei circonstanziati dubbi in merito. Ma questa è tutta un’altra storia. Scrivere di musica – uno dei miei “amorevoli appigli” – mi rende sempre un po’ nervoso, ma scrivere dei musicisti canadesi NoMeansNo mi atterrisce per quella che è la mia personale connessione con loro. Spero quindi di essere chiaro nell’esposizione e che la grammatica mi assista.
Da quando ho saputo che la programmazione del First Floor Club di Pomigliano D’Arco (NA), anche grazie all’agenzia campana Nice Guys Are Gay, aveva in cartellone queste leggende della musica nord-americana ho realizzato che è dal 1990 circa che attendevo questo momento. Quasi ventitré anni. Al mio editore interessavano delle foto dell’evento e a me interessava la band. Poi i miei amici di Radio Cometa Rossa mi hanno circuito (grazie amici) ed eccomi qui. Bene, anzi ottimo! Prima del 1990, da grande fruitore di sotterranee fanzine musicali internazionali e, in seguito, di riviste più o meno patinate come Blast, avevo letto diversi articoli sulle gesta del trio di Victoria fondato dai fratelli Rob (1954) e John (1962) Wright (basso/batteria). Mi capitò di contattare Jello Biafra (Dead Kennedys), il boss della Alternative Tentacles Rec. che li ha avuti in catalogo fino al 2002, ed in seguito di recuperare alcune sue interviste in cui venivano citati i NMN. Una volta scoperto che l’olandese Konkurrel li distribuiva in Europa fu un gioco da ragazzi, evitai i tempi biblici dell’importazione e – nel 1991 – acquistai alla Flying Rec. (RIP) di Napoli Live and Cuddly. Considerando che la band suonava insieme dal 1979 e che il loro primo 7” risaliva al 1980, arrivai in ritardo all’appuntamento con le loro note ma non con la loro storia. Fu una folgorazione acustica.
La musica: ispirata al jazz come attitudine, ma eseguita unicamente come una personale visione punk-hardcore avanguardistica (lo so significa poco, ma gradivo inserire “avanguardistica” in questo racconto). Nelle loro composizioni il basso è sempre in primo piano insieme alla ritmica e alla metrica. Uno degli strumenti considerati “sfigati” che diventa acrobaticamente protagonista. Già questo li rendeva speciali.
I contenuti: sempre studiati, intensi e ironici; con strani giochi di parole e, in modo assolutamente weird, trattano di temi legati alla società e alla famiglia. Per farla breve.
I NoMeansNo, attualmente, sono uno dei rari gruppi ancora in attività che hanno un link con l’origine della cultura pop-underground del nord-america che hanno contribuito a creare e diffondere; quella che molti hanno definito sotto-cultura hardcore. Rob e John hanno conosciuto e suonato con quelli che hanno originato diversi e interessanti stimoli socio culturali, oltre che musicali. Sarò bravo, vi evito un simposio e la storiografia su questa cosa, sia perché forse non ne sono in grado, sia perché ho già divagato abbastanza. Se volete approfondire la Shake Edizioni ha pubblicato in italiano il minuzioso American Punk Hardcore di Steven Blush.


Dov’ero rimasto? Si, é dagli anni ’90 che avevo in mente tre domande da proporre ai NMN oltre che vedere il loro spettacolare e aggressivo live set. Mancavano solo loro, dopo che nel ’96 avevo visto gli italiani Raw Power giocare e spaccare le orecchie in casa nella loro Reggio Emilia. Ma di loro ne parliamo in un’altra vita. Una settimana prima del concerto di Pomigliano contatto il manager italiano e l’organizzatore locale, il gentilissimo e professionale Mass, per chiedere se fosse possibile avere pochi minuti per alcune foto e qualche domanda. In modo cordiale e collaborativo hanno accettato la mia richiesta. Sono nato e vivo ad Avellino, quindi quale biglietto da visita migliore se non una bella bottiglia di aglianico per presentarmi a John Wright. L’empatia va stimolata e spronata a volte. In fin dei conti questa volta non ce ne sarebbe stato bisogno. Dopo un cordiale e breve incontro incentrato tutto sulla bottiglia di vino, ci siamo salutati e dati appuntamento al lato palco delle fotografie live. Per la mia personalissima resa dei conti con la storia dell’hardcore punk, ho preferito rimettere tutto ai contatti epistolari (attualmente in corso), che i fratelli Wright mi hanno concesso e che proseguiranno fino alla fine del tour europeo. Mancava poco all’inizio del concerto e si sa come vanno le cose prima di uno spettacolo. Poi, sapete, sono discorsi un po’ “intimi” e imbarazzanti, soprattutto quelli incentrati sui D.O.A. (un’altra band canadese storica)…eh, eh, eh…
Qualcuno vuole sapere del concerto? Beh, tu che leggi e che sei arrivato fino a questo punto immagino che sarai interessato. Direi di fare così: guardati prima le foto allegate; successivamente (non prima, altrimenti mi creeresti un disagio mentale) dovresti guardare questi due video (video 1 e video 2) girati dal mitico regista Paolo”ossarotte dir.”. Sono video in HD e il suono è stereo e fortunatamente non si sente l’odore di decine di corpi che assecondano le note dei NMN. Dopo sei autorizzato a terminare la lettura. Ci ho ripensato, forse è meglio che continuate a leggere e poi date uno sguardo al materiale. Ma no, fate come vi pare! Chi sono io per mettere in ordine le cose da fare?!

Di sovente  mi chiedo cosa rende speciale un concerto. Nessuno può dirlo. Molti ad esempio si fanno gabbare da luci ed effetti speciali che sono elementi carini, d’aiuto alla riuscita ma non fondamentali. Molti invece pensano che vendere molti dischi e vedere una band in tv ogni 5 minuti rende speciale il live o una band. Non credo sia questo il punto focale e non credo che ci sia una risposta definitiva alla questione. Lo stato d’animo del momento e il background culturale aiuta molto, insieme alla musica ovviamente. Il concerto dei NoMeansNo del 29 novembre 2012 è andato oltre ogni mia personale aspettativa. E’ stato speciale perché ha attirato ragazzi che hanno percorso anche 400km pur di vederli. E’ stato speciale perché il gruppo ha suonato per cento minuti circa pur di non deludere chi ha percorso 400km per vederli suonare e partecipare. E’ stato speciale perché i tre canadesi hanno impregnato mille asciugamani di sudore (tutti disposti sulle casse), senza che nel locale facesse così caldo. E’ stato speciale perché evidentemente a loro piace quello che fanno. E’ stato speciale perché qualcuno che ne capisce di musica (non io che suono solo il citofono di casa) ha detto che sono stati davvero bravi oltre che scenicamente perfetti. E’ stato speciale perché non eravamo a Boston e ogni tanto tra il pubblico sbucavano delle gambe al posto delle teste. E’ stato speciale perché alla fine il pubblico e i musicisti erano evidentemente felici.


Tranquilli, tra poco ho finito…

I miei amici, tra cui Andrea (che era con me), Gabriella e Lorena mi hanno chiesto se mi fossi esaltato o emozionato in questa occasione. Sarò un po’banale. Ho risposto loro che in realtà mi sono divertito molto e non sono un fanatico. La musica come il cinema è spesso solo (si fa per dire) intrattenimento e a volte serve a far pensare. Genericamente è cultura. La vita, sfortunatamente, è ben altra cosa. Ma un concerto, un incontro, possono rendere piacevoli e un po’ più semplici tante cose. Quindi alla fine si tratta di facezie o simpatiche, ma importantissime, distrazioni. Come diceva mio nonno: “It’s only rock and roll but…”. Il lato negativo è che dopo il concerto dei NMN mi è salita un po’ di adrenalina, ho avuto difficoltà a dormire, vibro ancora e sono sordo all’orecchio destro. Ma dovete essere comprensivi: sentirli gridare “…pleaseeeee, help us…” senza urlare con loro… beh, non ce l’ho fatta a trattenermi!

Ghost track tratta da wikipedia che illustra l’aspetto anagrafico dei NMN:
Questo scambio di battute murali tra un anonimo detrattore o più probabilmente un fan (“Quanto cazzo sono vecchi i Nomeansno? Mollate il colpo nonni” ), e il batterista del gruppo (“È ‘bisnonno  per te, stronzo!” ) è paradigmatico dell’attitudine sarcastica e autoironica della band canadese. Non casualmente lo stesso muro campeggia sulla copertina della raccolta intitolata ancora più emblematicamente People’s choice.

 

P.s.: durante la scrittura frettolosa di questa storiella ho ascoltato
The Monsters – Pop Up Yours (CD)
Sikitikis – Le Belle Cose
Balck Sabbath – Balck Sabbath (vinile)

P.p.s.: cari amici di Radio Cometa Rossa la prossima volta che scriverò per voi, se mai ce ne fosse la possibilità, l’unico hardcore di cui scriverò sarò quello dei film a luci sul rosso acceso!

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