Here am I, your little lullaby / Calling out the stars / Here am I, a single troubled cry / to tell the night who you are
(stralcio di “Little Light” di Lisa Papineau)
Lisa ha la pelle chiarissima e dei setosi capelli rossi che incorniciano un sorriso che spezza il fiato. Qualche rughetta intorno agli occhi chiari raccontano di un periodo non semplice in cui, con l’aiuto della musica, ha affrontato una brutta malattia. Da qui nasce Blood Noise (Neurotic Yell Records 2013), titolo che ci riporta al rumore che fa il battito cardiaco: silenzioso ma intenso. Questo disco minimale, disponibile anche in cassetta, arriva dopo un lungo percorso che ha portato Lisa Papineau a collaborazioni prestigiose. Dall’esordio con i Pet con la Igloo label di Tori Amos, ai Big Sir con il bassista dei Mars Volta, fino all’incontro con Air e M83.
Ci ha ringraziati tante volte per l’ospitalità ma siamo noi ad esserle grati dal profondo del cuore per la sua disponibilità e il suo spettacolo che ieri ha inaugurato il Chiediasilo (rassegna che si tiene all’ex asilo Patria e Lavoro di Avellino organizzata dalla associazione omonima). Lisa, accompagnata da Matthieu LeSenechal e Johan Guidou, ha dato vita ad un concerto difficile da definire, che abbatte ogni barriera fra generi diversi e contaminazioni e che sfugge da ogni esigenza di etichettarne la fattura. Sonorità ricercate che accostano con eleganza elementi elettronici e tastiere a chitarre effettate e batteria, tappeto sonoro su cui la voce sfaccettata di Lisa interviene con delicatezza, con lallazioni, e con una forza che non spinge nessuna urgenza di “colpire e affondare” ma sottende un’energia imprevedibile, invisibile ma trascinante. E’ infatti tanta l’energia racchiusa in quel corpo magro, in quella voce cristallina che dà i brividi, paragonabile al suono di un flauto, come affermò Tori Amos.
Colpiscono la nostra attenzione in modo particolare “Frozen Blue” e “Little Light” (dall’ultimo album), “Diamonds and Pearls” e “Call Me Frenchy” (tratti da “Night Moves” del 2006) e White Leather Pants (tratto da “Red Trees”, 2010) che chiude una serata indimenticabile.
C.D.
Lisa Papineau – Interview
“…a lot of these songs were written when I was very sick… you really feel the most alive when you feel so bad. I wrote a lot of the songs and recorded a lot of them in bed. Some of them are very quite, it doesn’t mean they are gentle… Everybody, whether they’re painting or writing or making a cake, you put what you are at that moment in. I chose to use some imagery to put that in, because I didn’t want to force my experience with the songs on other people, I wanted people to make the experience for themselves…”
Lisa Papineau LIVE
httpv://youtu.be/hdc39mJAzj0
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Scrivo qui perchè riconosco nel Vostro commento un riverbero autentico del mondo sonoro di Lisa Papineau. Io amo la sua musica e non so se sia possibile distinguerla da Lisa stessa o se sia il caso di provarci. Semplicemente il sound di Papineau è in me e sono sensibile a ciò che viene scritto di lei.
Certo, l’immagine del flauto si offre quasi spontanea guardando Lisa mentre canta. La sua forza però si può ricercare nella sorgiva “tubularità” della riflessione armonica del suo respiro, della sua anima. E’ la ricerca del limite della vita a risuonare in lei. E questo mi richiama la quena, un’antica canna di bambu o di ossa in cui risuonarono le anime di mondi non alfabetizzati.
Il tema del limite tracciato dalla mano segna la sua musica, come in The Linguage Of a Name, dove …here is my hand I call you friend…, la mano segna il confine dell’Altro, o in Est-ce Que Tu Puex Me Voir? dove … tu traces des vestige de mes lignes sur ta paume / et divines un futur cassé avec une chanson… la mano ritraccia la vita dell’Altro. Quest’ultimo pezzo fa parte di una finissima e produttiva collaborazione con Jun Miyake che spero continuerà.
Circa l’ultimo album di Lisa Papineau, al primo ascolto non ridotto a volanti mp3, mi ha dato la netta impressione che la musica arrivasse davvero da altri mondi.. ora va meglio, ho ripreso le coordinate, ora lo posso ascoltare… che Lisa sia veramente una Selkie? un mito al quale dichiaratamente si ispira.. in fondo , perchè non crederci?
Sbagliando o meno, io penso che deve scrivere di Lei solo chi la ama.
Grazie per la possibilità di scrivere su Lisa.
grazie a te per aver commentato con queste belle parole!