Lo scorso mercoledì 30 luglio la Cometa atterra a Contursi Terme (Salerno), precisamente in piazza San Vito, luogo in cui, almeno per stasera, il tempo sembra essere sospeso. A farcelo notare non è solo la cornice di casette antiche e vicoli stretti immersi in un’atmosfera che sa di antico, con la cappella settecentesca davanti al quale è stato posto il palco, ma anche una suggestiva istallazione artistica, ad opera di Valentina Gaudiosi, composta da orologi fermi che ruotano su se stessi. Allo stesso tempo sembra di essere proiettati nel futuro quando in una stradina scopro, quasi per caso, l’istallazione “La porta di luce” di Federico Fernicola: luci, immagini e suoni interattivi che sembrano definire un nuovo concetto si spazio e imprigionarci in una bolla di aria nel fondo dell’oceano.
Siamo a Intercettazioni Vol.3, il festival del Circolo Arci Bandiera Bianca che si sta impegnando con ogni sforzo per proporre concerti e momenti di aggregazione in modo intelligente e costruttivo.

I primi a esibirsi sono La Rappresentante di Lista, ovvero Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Ci propongono una serie di racconti sotto forma di canzoni, melodie cantautorali che richiamano la dimensione folk-popolare del sud Italia con un tocco di influenze internazionali: la loro è una presenza teatrale che rievoca il medicine show, popolare nell’America del primo novecento. Non ci sono freak, né circensi, ma di certo c’è una cura contro la tristezza. Per usufruirne basta ascoltarli dal vivo oppure acquistare il loro disco “(Per la) Via di casa”, un gioiellino prodotto da Garrincha Dischi. “Se questo disco appena nato avesse le gambe e le braccia e un cuore e una testa sarebbe a Niscemi, in Val di Susa, nei teatri riaperti, nei festival indipendenti e ovunque ci sia qualcuno che crede che le cose possano andare diversamente”.
Questa intervista, a cura di Adriana Nigro, è stata registrata a maggio, proprio al Circolo Bandiera Bianca.

Poi tocca a Ilaria Graziano e Francesco Forni, le loro esperienze individuali si sono incontrate e hanno dato vita ad un progetto che mette in risalto la creatività di entrambi. Il loro ultimo disco dal titolo ambivalente “Come 2 me” segue “From Bedlam to Lenane” a solo un anno di distanza. Le loro canzoni sono come fotografie e ognuna racconta una storia difficilmente databile, poste in un eterno presente che sa di passato. La guerra, il viaggio, l’amore ma anche la presenza del mito nelle vicende collettive, assumono le tonalità color sabbia del country western.

A chiudere una serata bellissima ma minacciata di continuo da una pioggia sottile e intermittente c’è Giovanni Truppi, un musicista “dispari” e ironico. La sua è una “semplice complessità”, un pop sghembo che taglia di netto con la tradizione cantautorale e che non lascia spazio a pose da rock star. L’unico paragone che mi viene da fare è con Jannacci o con Marziano, omaggiato da Giovanni con “Giovinastro”. Al disco “C’è un me dentro di me” segue “Il mondo è come te lo metti in testa”, un modo per dire che tutto è relativo e che non esistono verità sicure a cui aggrapparsi (“la verità è meglio perderla che trovarla”). Purtroppo il set di Truppi, munito di chitarra, organo e accompagnato alla batteria da Federico Scettri, è stato bruscamente interrotto da un improvviso peggioramento climatico che ci ha costretti a rintanarci in chiesa, nell’attesa di una tregua. Così termina la serata, con l’amaro in bocca perché avremmo voluto goderci il concerto fino alla fine, ma anche con la soddisfazione di aver portato in piazza un momento di condivisione e di bella musica che ha visto la partecipazione e la gioia di molti.

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Intercettazioni – Galleria Parte II