L’associazione Elementi ieri ha inaugurato la quarta edizione del suo evento annuale con un messaggio molto chiaro, ovvero che il dibattere politico è fondamentale sia per una maggiore informazione sia per raggiungere, tramite il confronto, una nuova consapevolezza che possa accompagnarci nel corso della nostra quotidianità. L’offerta musicale e gastronomica di quest’anno si completano con una serie di incontri: il primo dedicato al difficile momento storico a cui assistiamo impotenti, ovvero l’attacco sanguinoso e spietato nei confronti della Striscia di Gaza; il secondo, oggi, verte su la “felicità interna lorda” in materia di ecosostenibilità e, infine, domani discuterà sul giusto utilizzo degli spazi pubblici.
L’introduzione di “free Palestine” è affidata ad Antonello Plati, giornalista de Il Mattino, il cui compito è quello di mediare la discussione sulla delicata questione Palestinese davanti alla quale è impossibile tacere: oltre mille e trecento vittime solo dall’otto luglio scorso. In quanto occidentali siamo convinti che un messaggio su facebook o mostrarci indignati possa risollevare il senso di inadeguatezza davanti a conflitti che sembrano lontani ma che in realtà furono causati proprio della nostra fetta di mondo. Per contestualizzare gli avvenimenti salienti e capire cosa si celi alle origini di questo attacco che ingiustamente viene chiamato guerra interviene Vittorio Saldutti, professore di storia greca all’università di Bari. Fra le tappe principali di questa crisi ciclica vi sono l’abbandono delle ex colonie da parte dei paesi occidentali, la costituzione dello Stato di Israele nel ’48 conseguente alla risoluzione dell’Onu (181), il massacro di Sabra e Shatila in Libano (avvenuto con l’appoggio di Sharon) da parte delle milizie crisitano-maronite, il sostegno politico degli Stati Uniti… il resto lo viviamo oggi.
Il racconto di Rosa Schiano, fotoreporter e attivista dell’ISM, stessa organizzazione umanitaria di cui faceva parte Vittorio Arrigoni, è incentrato sulla testimonianza di come appare oggi la Striscia di Gaza, ovvero una “prigione a cielo aperto”, da otto anni sotto un assedio che impedisce alla popolazione sia la crescita economica che la fruizione dei beni di prima necessità. I confini sono presidiati, la buffer zone toglie terreni coltivabili agli agricoltori, il blocco marittimo impedisce ai pescatori di svolgere le loro normali attività, violando così il diritto al lavoro. I valichi lungo questi confini poco definiti vengono controllati da Israele che priva i palestinesi dell’acqua e dell’energia elettrica, impone un prezzo troppo alto per il carburante, controlla il traffico di beni lasciando la Palestina sull’orlo della crisi umanitaria. “In questi casi non serve la pace ma una pace giusta”, ovvero perseguita tramite condizioni accettabili per i Palestinesi.
Cosa accadrebbe se chiamassimo i nostri eroi della resistenza dei terroristi? E’ su questo che rifletto mentre Omar Suleiman prende la parola. Omar è un palestinese che vive in Campania, è un attivista e sceneggiatore teatrale ma è prima di tutto un uomo carico di rabbia per ciò che accade ogni giorno alla sua popolazione. I media cercano di camuffare in modo controllato e diabolico l’intenzione di genocidio che c’è dietro le azioni distruttive di Israele (che ha l’esercito più forte del Mediterraneo). Il pubblico chiede “cosa possiamo fare per combattere attivamente questa ingiustizia?”. Sarebbe già tanto discuterne, diffondere le notizie, inviare delle mail ai giornali (come suggerisce Marco Messina dei 99 Posse) e soprattutto imparare a chiamare le cose col proprio nome.
In linea col dibattito “Free Palestine” la serata ha proposto il concerto dei Lumanera [galleria]che hanno dedicato ai Palestinesi brani come “Carn’e maciello” e, in chiusura, quello dei 99 Posse [galleria] che da sempre hanno a cuore la questione e che hanno chiamato al Parco Manganelli (o Parco Santo Spirito) circa tremila persone.
L’avventura continua, siamo solo all’inizio…
Incontro “Free Palestine”
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