Si è conclusa la quarta edizione di Elementi, l’evento estivo che rende possibile l’incontro della omonima associazione con la città, attraverso un’offerta culturale fatta di momenti musicali, di dibattiti politici, di socializzazione, tutto autofinanziato. Per molte persone Elementi è un festival, per me, che conosco gli associati da una vita, è una festa, ovvero un momento di gioia collettiva, di condivisione e di sensibilizzazione, in cui la cittadinanza è chiamata a riprendersi i suoi spazi (quest’anno rappresentati dal Parco Manganelli/Santo Spirito/Fenestrelle) e partecipare attivamente mettendoci del proprio. Che si tratti di potenzialità artistica, di figure professionali o semplicemente della voglia di dare una mano per sollevare una cassetta d’acqua non ha importanza: ogni anello della catena è fondamentale affinché tutto funzioni. E’ di questo che parliamo con Felice Caputo e Andrea D’Alessandro, due persone che con il loro impegno continuano a portare avanti, con gli associati, un progetto fatto di inclusione a cui, ormai, la città è affezionata: lo ha dimostrato aderendo in massa, con un afflusso che ha superato non di poco i quattromila ingressi.
Elementi (associazione politico-culturale) non ha paura di prendere posizione davanti a temi di attualità come l’attacco alla Striscia di Gaza e il rapporto fra economia e felicità. Non teme il confronto con le istituzioni, invitandole a dibattere sul bene comune, sugli spazi lasciati vuoti e privi di una legge che possa regolamentarne la fruizione da parte delle associazioni. Lo ha fatto organizzando tre appuntamenti in cui il dialogo è stato partecipato e di forte interesse: Free Palestine; FIL – Felicità interna lorda: laboratorio di misurazione quantitativa della scelta ecosostenibile; Riempiamo vuoti: regole, trasparenza e accessibilità agli spazi pubblici. Accanto a questi discorsi è stata mostrata, in modo pratico, la volontà di porsi come una manifestazione ecosostenibile, a impatto zero, sia attraverso l’utilizzo di stoviglie compostabili, sia evitando l’inquinamento acustico grazie alla Silent Disco, con la quale gli utenti potevano ascoltare in cuffia le selezioni live di due dj per serata, scegliendo il preferito semplicemente con un tasto. L’importanza data alla salvaguardia ambientale si evince anche dall’inclusione dei “Mesali”, associazione gastronomica irpina che si propone di fornire un esempio di cooperazione che valorizzi il territorio. Un territorio in cui l’oro nero (il petrolio) non è “l’oro vero”, come racconta l’omonimo documentario sul progetto di trivellazioni in Irpinia, proiettato la seconda serata per tutti gli avventori.
Passando invece all’argomento musica quella di Elementi è stata una scelta che ha alternato gruppi locali, band note a livello nazionale e personaggi internazionali. Il concerto dei 99 Posse [galleria] è quello che ha visto l’affluenza maggiore, ma anche General Levy accompagnato da Bonnot (Assalti Frontali) [galleria] e Leeroy Thornhill (Prodigy) [galleria] come headliner sono stati assi vincenti. Per gli avellinesi è stato particolarmente emozionante vedere sul palco gruppi a loro vicini come i Lumanera [video][galleria], con la loro musica etno-popolare, gli Album Zootique [galleria], con il loro post-rock graffiante e poetico, i GB Husband & the Ungrateful Sons [galleria], band caratterizzata da un folk delicato e sognante, gli Uhva, duo elettronico di recente formazione accompagnato, in questa occasione, dalle ragazze di Guerrilla Dancing [galleria], impegnate anche in una performance al centro del parco: si tratta de “La belle et la bête”, coreografia dedicata all’Ex Isochimica, la fabbrica della morte.
Difficile riassumere tutto in poche righe, ci sarebbero da descrivere i murales ecologici di Olio, i visual di Vj Klein che hanno accompagnato tutti i musicisti nelle loro performance, il supporto di ogni singola persona. Ci sarebbe da parlare di Vinyl Gianpy che mette i dischi mentre lo staff smonta le strutture ospitate dalla manifestazione e tanto altro, come i sorrisi e la fatica, ma vi lasciamo alle foto e al podcast. Perché Elementi non finisce qui…
C.D.
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