Un titolo minimale, didascalico, elementare: Fiaba d’amore è l’ultimo libro di Antonio Moresco e l’autore ce ne parla in occasione di Villani: braccia rubate all’altra cultura, organizzato dal Presidio del libro di Avellino e da Hub Network delle Culture Contemporanee, in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Avellino e con la partecipazione di associazioni come Libera Avellino e Koiné Art Lab. Anche questo terzo e penultimo appuntamento vede la presenza di Radio Cometa Rossa, media partner della rassegna letteraria.
“Moresco è uno scrittore fuori dal tempo – dice Marco Ciriello – ha una lingua, un mondo, una storia ed è universale”. Ci propone una fiaba metropolitana, per niente edulcorata e nel suo essere, appunto, fiaba è anche estremistica, rivoluzionaria: vola alto, non ha limiti e in essa non vi è alcuna idealizzazione arcadica, anzi, l’amore accompagna la morte, il bene lotta con il male. Moresco non è per una scrittura che assecondi le aspettative del pubblico, sarebbe troppo semplice dire cose che il lettore conosce già: la sfida è proprio quella di ri-formulare una letteratura che non sia più specchio ma portale verso una nuova visione, un diverso punto di vista, capace di accendere dentro di noi un fuoco ardente che, col tempo, abbiamo imparato a disconoscere. La verità trovata in un libro “è fuori dal tipico cerchio della verità”, non è necessariamente realistica (per quella basta leggere un buon articolo di giornale), ma è necessariamente altra, “dispari” per usare un termine caro a Ciriello.
Moresco si è dedicato a questo libro per una ragione apparentemente molto semplice: aveva bisogno di scrivere una fiaba, ovvero un racconto in una forma letteraria che rappresentasse alla perfezione un percorso di vita, carico di prove da superare, di draghi da vincere. Forse non è un caso che il protagonista si chiami proprio Antonio, nome dell’autore la cui difficoltà iniziale si è manifestata sotto forma di porta chiusa, di rifiuto puntuale e costante da parte delle case editrici che non gli hanno lasciato spazio. Per decenni non ha potuto pubblicare, ma ci ha messo “la fede” e tanto ha sbattuto la testa contro quella porta finché non si è aperta: quella testardaggine che lui chiama “stupidità” lo ha ripagato. A pensarci bene Moresco è la prova vivente dell’esistenza della fiaba, la cui forza narrativa è infusa dall’eroe che spera nell’insperabile.
L’ospite di questa sera è presentato dallo scrittore Marco Ciriello, che a sua volta sarà il protagonista del prossimo nonché ultimo appuntamento con la letteratura in Villa Amendola, l’undici luglio alle 19.00, col suo libro Per favore non dite niente.
Incontro con Antonio Moresco
Reportage: Claudia D’Aliasi
Foto e audio: Alessandro Farese
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