Sulla copertina di “the Darkest Sea” realizzata da un artista irpino, Felice Roscigno, un occhio ci scruta e ci inquieta. Fra Art Brut e Primitivismo mi rimanda al primordiale, a qualcosa di esotico e di magico, di ritualistico. Tutto questo si sposa bene con la musica dei Blessed Child Opera, creatura di Paolo Messere che – in compagnia di Matteo Dainese alle percussioni, Matteo Dossena alla chitarra ed Enrico Legnini al basso – si è esibito sul palco del Chiediasilo lo scorso 13 dicembre in occasione dell’uscita di “The Darkest Sea” per la Seahorse Recordings, sesto disco scritto in soli due giorni in Sicilia e realizzato in collaborazione con Carmelo Amenta e Marco Scirè. Il mare di Trapani è stato d’ispirazione per questo nuovo lavoro e le sensazioni più nascoste e segrete vengono alla luce sotto forma di suono.
Il live è psichedelico, avvolgente, poco immediato, non per tutti perché non vuole essere ammiccante. Con influenze che vanno dal folk al dark e con lunghe incursioni nel noise, la tranquillità esplode, si infrange sulle pareti dell’ex asilo Patria e Lavoro, ci trascina a largo nel “mare più oscuro” che giace silenzioso ma profondo nelle nostre anime. Ed è un paesaggio marino fatto di ricordi e fantasmi che si rincorrono all’infinito, come le onde. “45, Near the Sea“, singolo di lancio, è uno dei brani migliori della serata, con tutte le carte in regola per essere un classico, ma è non l’unico gioiellino della performance. Ad esempio c’è “A lazy shot in the belly”, brano di apertura, un “colpo dritto allo stomaco” con le sue sonorità anni ’90.
Paolo Messere parla ai nostri microfoni per raccontarci del disco e della serata.

Bless Child Opera – Intervista