Scusami se ti ho svegliata per vedere un’alba del cazzo (…)
Scusami, mi son permesso solo di farti un regalo, l’unico possibile col mio cachet
(“Scusami” da “Questo Dolce Museo”)
Mentre io ed Alessandro Fiori scambiamo una chiacchiera lui disegna, come se volesse scaricare una tensione o distrarsi da un dispiacere di cui non conosco la natura, tramite uno schizzo improvvisato su un tavolino del Godot. E’ gentile e il suo sguardo incuriosito da luoghi e persone nuove asseconda il mio desiderio di comunicargli ciò che mi sta a cuore: in poche battute gli parlo di me e della Cometa Rossa e in quella sua disponibilità all’ascolto, in quel suo pronunciare parole mai scontate, pregusto una sensazione, quasi una certezza: è appena iniziata una di quelle serate che vorresti non finissero alla chiusura del locale, quando le uniche luci accese che restano sono quelle dei lampioni avvolti da un alone di umidità.
Inizia la video intervista, non mi trovo affatto a mio agio davanti alle riprese e siamo entrambi così imbarazzati che il risultato è simpaticamente goffo, ma parliamo di cose belle e contorte, tralasciando per un po’ la sua musica, a cui ci dedichiamo in una “bathroom session” esclusiva e ascoltando il bellissimo live che ci regala, voce e chitarra. Sono felice, inoltre, di incontrare i Blue Willa che sono venuti ad ascoltare il loro amico Alessandro (insieme hanno scelto i pezzi da inserire nella scaletta).
Dopo un po’ inizia il concerto e siamo tutti stretti, seduti su sedie e cuscini, come in un grande abbraccio. Alessandro ci colpisce dritto al cuore, e fra un pezzo e l’altro, o addirittura fra una strofa e l’altra, fa sorridere in modo spontaneo e genuino, interrompe per poi ripartire con maggiore energia. Forse quelle risate ci hanno aiutato a stemperare le emozioni forti scaturite dalle sue canzoni, di una poesia che “uccide dolcemente”.
La prima è “Una giornata d’inverno”, dedicata al papà. In quel passaggio di timone, da padre a figlio che è a sua volta padre, c’è racchiuso il significato della procreazione. La canzone emana un “profumo di nostalgia” buono, di quelli che coccolano senza rattristare.
Prima di iniziare “Area Pic Nic”, in una sorta di rito catartico, si alza dalla sedia e cancella la scritta Mariposa dal poster promozionale della serata, lasciando solo il nome Alessandro Fiori leggibile, come a volersi distaccare dal passato. Poi arriva una delle mie preferite dal disco “Questo Dolce Museo”, ovvero “Mi hai amato soltanto”, che mi lascia appiccicato addosso l’odore degli addii. “Lungomare” invece è tratta da “Attento a me stesso”, altrettanto bella. Ripesca dal repertorio degli Amore “Uva Passiva” (da “Tarzan contro L’IBM”, 2007, Aiuola Dischi), dinamica, divertente e dall’anima punk. Apparentemente divertente (ma in realtà no) è anche “Porco Diaz” che con “leggerezza” tratta della mattanza nella scuola durante il G8 di Genova. Nessuno ancora può rispondere alla domanda “Chi ha insabbiato le cacche della polizia?”. Pausa sigaretta per poi riprendere con “Idrocarburi” e il suo “sole intiepidito” su un mondo annichilito che non ha più energia, eppure di strada ne abbiamo fatta, perciò possiamo ancora sperare. “Senza le dita” è una delicata canzone d’amore in cui ci si rincorre, ci si afferra e poi ci si perde. Alessandro va avanti e ci anticipa qualcosa dal prossimo disco con Marco Parente, ovvero “Pavoni” e “Lucio Dalla”. Termina lo spettacolo con “Coprimi” e la sua voce ci avvolge come un “bianco lenzuolo”. Alla sua domanda “mi vedi?” gli applausi rispondono in coro: sì Alessandro, ti vediamo (e amiamo) per quello che sei.
C.D.
Alessandro Fiori LIVE
Alessandro Fiori – Giornata d’inverno (the bathroom session #1)
httpv://www.youtube.com/watch?v=MproIDYQeMo
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…W LE “CESSESSION” ! ! ! Dovrebbe essere una tradizione del locale!