La prima di “Chance“, spettacolo scritto e interpretato da Gaetano Battista e Clif Imperato, conclude la rassegna Una Certa Idea Di Teatro al Godot Art Bistrot, dedicata a Giacomo Mazas e curata dagli attori stessi. Erostrato, Il mio amico D e altre sette pièces hanno lasciato il segno, con emozioni che vanno dal pathos al divertimento, nella scoperta di attori e compagnie vicine ma spesso poco conosciute. E’ la dimostrazione che un teatro alternativo ai “grandi” cartelloni, indipendente e di qualità, si può fare, anche in luoghi piccoli e privi di poltroncine e palcoscenico. Il teatro è impegnativo e in un periodo come questo la gente cerca distrazioni, intrattenimento, risate facili… nonostante ciò Una Certa Idea Di Teatro è stato un successo di cui Luca Caserta è orgoglioso: “in città il teatro fatto in piccoli spazi è il vero teatro, lontano dal clamore della vita mondana. La nostra è una risposta al teatro comunale “televisivo”, che non si rinnova e non porta in pubblico i suoi bilanci…”.
Faccio qualche domanda a Gaetano che nello spettacolo “Chance” interpreta la parte di un uomo d’affari/politico corrotto, condannato a dividere la cella con il personaggio interpretato da Clif, un piccolo spacciatore che campa alla giornata. L’incontro/scontro dei due scaturisce una serie di botta e risposta esilaranti e al tempo stesso commoventi.
Gaetano Battista e Clif Imperato insieme: una coppia davvero affiatata. Come avete lavorato alla sceneggiatura e quali testi vi hanno influenzato?
Il progetto Chance nasce da un gioco tra me e Clif di proporre un format diverso dai camerieri pazzi per eventi e matrimoni partendo dal cabaret di Karl Valentin. Lì sono nati due soggetti e poi lo spettacolo analizzando i temi sociali che ci accomunano: la politica, la crisi, la nostra Italia. Ormai io e Clif lavoriamo insieme da due anni l’affiatamento c’è e si è creato con il rispetto reciproco.
L’idea di ambientare uno spettacolo in una cella che “vi costruite da soli”… da dove nasce?
La cella è il pretesto che abbraccia il gioco del teatro. L’obbligo della vita che ci vuole omologati.
I personaggi sono due uomini molto diversi, “due anime a confronto”, esempi della società moderna e dei suoi problemi. In cella, però, si è tutti uguali e, soprattutto, si diventa solidali… c’è questo messaggio nello spettacolo?
In cella si diventa uguali ma soprattutto si iniziano a scardinare gli animi dell’essere umano, si smontano, rinascono, si rianimano, si indeboliscono, diventano vivi.
Mescolare il comico e il drammatico è un’operazione difficile e rischiosa. Il lungo applauso finale, alla prima assoluta, vi ha sorpreso?
Il comico ed il drammatico sono amori a prima vista come il clown bianco e l’augusto, il tragicomico c’è ed è vincente ecco perché ci ha sorpreso il plauso, era una scommessa che abbiamo vinto e questo ci permetterà di essere uniti in futuro, i prossimi progetti saranno dedicati alla distribuzione degli spettacoli.
Il finale aperto lascia in sospeso una conclusione che, però, fa spazio a poche speranze: esistono le seconde chance?
Le chance sono tante, questa risposta la lasciamo a voi.
reportage e intervista: Claudia D’Aliasi
fotografie: Alessandro Farese
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