Questa volta al Caffè Filosofico del Signor Godot abbiamo affrontato il tema dell’amicizia. Moltissimi giovani hanno partecipato all’evento ‒ patrocinato dal Borgo dei Filosofi ‒ che sabato scorso ha visto come moderatore Leonardo Festa, dottore di ricerca in filosofia presso l’Università di Salerno. «L’amicizia ‒ spiega Festa ‒ è certamente una specie di concordia, che tuttavia non trova linfa vitale dall’identità di opinioni, quanto piuttosto dalla armonia degli atteggiamenti pratici. Essa è per questo la base per la definizione di una comunità: l’amico infatti tende a comportarsi verso l’amico come verso se stesso, e questo approccio, esteso ad un gruppo sociale, diventa la base per la creazione di una convivenza serena. Quanto al suo fondamento, esso può essere o l’utilità reciproca, o il piacere, o il bene. Cicerone, nel Laelius de amicitia, sostiene che l’amicizia è un bene che si acquista con la saggezza, e che corrisponde alla ricerca della felicità da parte di ognuno, ma può essere conseguita solo con la rinuncia a desideri falsi e apparenti. Chi cerca un amico, è come se cercasse un altro se stesso diverso da sé, e attraverso un vincolo di fiducia, riuscisse a confermare la propria individualità. Per questo diceva Platone nel Fedro, assottigliando la distanza tra amicizia e amore, che in una relazione ognuno vede se stesso nell’altro come in uno specchio, e cerca così attraverso il vincolo sociale null’altro se non un ideale compimento della propria persona».
Oltre ai riferimenti filosofici il dibattito si è arricchito con un elenco di libri e film dalle seguenti tematiche: la rivalutazione tramite il ricordo di un’amicizia che va oltre i limiti culturali (L’amico ritrovato di Fred Uhlman), l’amicizia esclusiva fatta di zingarate (Amici Miei di Mario Monicelli), le diverse strade intraprese dai vecchi amici, compagni di guerra, che si ritrovano, anche se profondamente cambiati (C’eravamo tanto amati di Ettore Scola), l’amicizia fra due persone che non si vedono anni, perché uno dei due vive in segreto (Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino). E’ arrivato il momento di porci le prime domande: c’è qualcosa di universale nella necessità di avere un amico? Quale di questi esempi ci riporta più vicini all’idea che abbiamo di amicizia? L’uomo saggio basta a se stesso?
Forse parlare di amicizia “vera” in senso assoluto e astratto è fuorviante. “Si è amici quando si è amici” interviene Mario Coppola in una frase che mi riporta ai “Saggi” di Montaigne.
Il discorso si fa più complesso quando subentra il problema della necessità o addirittura dell’utilità nell’amicizia e come si potrebbe “misurarla”.
Ridurre l’amicizia ad un “bisogno” da soddisfare individualmente non basta, bisognerebbe prima includere nel nostro discorso l’idea di “altro” e di “umanità”.
Fra le citazioni che trovo più interessanti (al fine della discussione) vi è quella di Kierkegaard (secondo il quale il cristianesimo, con la sua idea di prossimo da amare “per forza”, ha detronizzato l’idea di amicizia) e quella di Adorno (che fornisce un criterio per riconoscere un amico: colui che sa “riportare” il nostro pensiero, ovvero comprenderlo fino in fondo).
La difficoltà (e anche il fascino) nei rapporti interpersonali sono basati su uno squilibrio di fondo: due persone non si troveranno mai nella stessa situazione (economica, sociale, ecc…) e questo può creare divergenze o avvicinare. Montaigne ne discute, avvertendo una disparità di base con il suo caro amico poeta Etienne de La Boétie: la morte li ha separati…
I caffè filosofici riprenderanno il 21 dicembre con Stefania De Vito, che guiderà una discussione dedicata invece al tema della mente.

Caffè Filosofico – L’amicizia