I N.O.T. al Ynot… sembra un gioco di parole! I Noise Of Trouble si sono esibiti al locale sul corso di Avellino lo scorso venerdì 24, portando una ventata di jazzcore, improvvisazione e avanguardia. I tre musicisti vengono da Roma e sono Marco Colonna ai clarinetti, Luca Corrado al basso elettrico e Cristian Lombardi alla batteria. Nascono nel 2010 e hanno all’attivo quattro album, di questi ho ascoltato “Distopia”, realizzato per Brigadisco nel 2012, registrato dal vivo presso lo studio del “Consorzio ZdB” di Latina.
Il lavoro è “una riflessione su questo decennio, ed è il nostro atto di resistenza, il nostro modo di contribuire alla memoria, il nostro non arrenderci” scrive la band, e dal primo ascolto capisco il perché. Un sottofondo di rumorismi e una preghiera sussurrata da un Carlo Giuliani immaginario aprono il disco, riportandoci a quel maledetto 20 luglio in cui lo Stato ha schiacciato l’uomo. L’uccisione di Carlo ha rappresentato “un solco profondo, una cicatrice insanabile” per chi vive in questa epoca. Dopo le composizioni schizofreniche di “Testa Fracassata” e i rumori di “Distopia#3”, in “Genova” i ritmi si rilassano dando spazio a melodie mediterranee accompagnate da un basso che fa sentire la sua presenza, come nella migliore tradizione noise rock, e dai fiati che si alternano tra arabeschi e follia. Poi arriva la voce di Giovanna Marini (musicista dedita da anni al canto sociale) che in un’intervista-confessione musicata ci parla di ideologie “sbaraccate” e dei soldi che hanno ucciso i concetti. “Ode agli insofferenti” sembra prendersi gioco di quelli che voltano lo sguardo altrove, incapaci di formulare un pensiero critico. “Distopia #2” è quasi inascoltabile: è qui che sento tutta la violenza di Genova, in questi tre minuti e quarantaquattro di puro impo-noise oscuro, un mood che prosegue indisturbato anche nei brani successivi, “Diaz” e “Tortura”. Verso la fine trovo la voce di Simone Cristicchi che legge “Bolzaneto” di Simona Orlando (scrittrice del libro “Carlo Giuliani. Anche se voi vi credete assolti”), il racconto raccapricciante delle torture in caserma subite da chi, la notte della Diaz, fu arrestato, malmenato e umiliato in modo inaccettabile. “Assassini” chiude il disco con una danza “skatenata”. Quella dei N.O.T. è un tipo di musica non tradizionalmente politicizzata: è impegnata e impegnativa in modo nuovo. Non c’è retorica in questo concept che suggerisce, con elementi tangibili, la follia del nostro tempo, “di un sistema al collasso, di una dittatura nascosta, della volontà di repressione e della programmaticità che il potere mette in opera per sedare ogni proposta alternativa, ogni spiraglio di luce”. E’ solo dello scorso 8 aprile la sentenza secondo la quale alla Diaz fu tortura, risultato del ricorso che alla Corte di Strasburgo ha fatto Arnaldo Cestaro, uno degli 87 no global massacrati durante quella che la Polizia definì una “perquisizione ad iniziativa autonoma” finalizzata alla ricerca di armi e black bloc. Forse l’appello della Marini “bisogna agire in qualche modo” è stato ascoltato.
Claudia D’Aliasi
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