Sottotitolo: non sono solo canzonette…
“I Betti Barsantini dopo tante cene mancate e un concerto rifiutato a priori, finalmente (grazie a un succulento brunch in casa Parente) iniziano a far fuori anche quel poco che rimane del rock ‘n’ roll, con un gusto particolarissimo per il punk-patologico ancora insondato. Il concerto, o meglio il duello stellare, consiste nella sana sfida a colpi di canzoncine, tutte rigorosamente inedite a parte qualche languida nostalgica meteora del passato.”
Così riassume il tutto Marco Parente sul suo sito ufficiale per descrivere il nuovo e scoppiettante progetto che lo vede “unito in musica” con Alessandro Fiori (che tornerà con Cascata il 12 febbraio al Godot). Betti Barsantini, B.B. come la Bardot, in pratica un nome da icona, che in fondo suona bene e che è stato rubato alla giornalista del tg regionale toscano Betty Barsantini, come simpatico omaggio alla loro “musa del punk professionale”. E di punk si tratta, di pop sghembo e anche di new wave (non quella anni ’80) che taglia col passato per proporci qualcosa di fresco e di assolutamente nuovo, con slanci in cui l’originalità supera qualunque tentativo di classificazione. Il loro disco omonimo (appena uscito, pubblicato da Malintenti Dischi) ci rivela quanto l’ironia e la leggerezza siano i linguaggi adatti per affrontare qualunque tipo di discussione (o non discussione) in un tentativo quasi dadaista in cui il divertimento -di chi suona e di chi ascolta- è assicurato.
Ma dietro lo spirito goliardico del progetto, oltre alla sperimentazione di nuove strade del cantautorato, c’è qualcosa in più. Ad ascoltare il verso “Siamo in piena terza guerra mondiale ma finché la tv non ce lo dice… non è vero!” capiamo che il nome dalla band non è stato scelto per gioco e che forse dovremmo aprire gli occhi sulla realtà non affidandoci troppo ai media. E infatti Dissocial Network si rivolge ad un ipotetico “amico mio” -con questo vizio di chiamare amici i contatti di “faccia di libro”- dicendogli che in fondo si trova in una moltitudine di solitudini, di “cazzi miei e cazzi tuoi” inutili.
Il mondo della comunicazione è ancora al centro del discorso con il carosello di Le parole che racchiude la poetica amarezza dell’incapacità di esprimere, se non cantando, i propri pensieri. Poi arriva Amleto, l’elogio dell’errore in un mondo che pretende perfezione: solo sbagliando possiamo scoprire qualcosa che non conoscevamo, solo perdendoci possiamo imparare una strada nuova e “vedere il mare” che prima si nascondeva dietro montagne di cemento. Quel mare tanto caro a Lucio Dalla (canzone splendida di cui preferisco non parlare, rischierei di banalizzarla!).
Tutto questo si traduce in musica con percussioni suonate a turno, chitarre scambiate, tastiere, diamonica, armonica e al basso (e non solo) Lorenzo Maffucci dei Blue Willa.
Ad aprire il concerto c’è Luca Di Maio (ex Insula Dulcamara), cantautore napoletano che ci ha rapiti con la sua versione voce e chitarra di brani come “Buona Notte Irene”, “Impalcature” e “Migrare” (alcune tratte dal suo disco “Così Ragionano Tutti I Pesci” disponibile su Jamendo in free download).
Le sue canzoni “Precipitare con gioia” e “Ruggine” sono presenti nella colonna sonora del film animato “L’arte della felicità” di Alessandro Rak.
E’ una serata in cui nulla è scontato e che termina con le spoken words di “the revolution will not be televised” di Gil Scott Heron, base su cui Marco e Alessandro si scatenano, lasciandoci con un messaggio: altro che televisione e tg regionale, la rivoluzione si fa dal vivo.
Luca di Maio LIVE
Betti Barsantini LIVE
httpv://youtu.be/RUoK76AXSII
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