“Nun voglio ascì” è una canzone di Aldolà Chivalà il cui testo non nasce da un semplice attacco di misantropia ma piuttosto dal rifiuto del mondo esterno. Sentimento che sembra in sintonia con lo spettacolo “Tunnel” andato in scena con una replica straordinaria (dovuta a due sold out consecutivi) lo scorso sabato 21 dicembre al Teatro 99 Posti di Mercogliano, fantastica realtà autofinanziata in cui la Cometa il prossimo 29 dicembre porterà Grammophone ed Epo per un concerto speciale.
Autore del testo teatrale è Franco Festa, professore e scrittore di sei romanzi noir editi da Mephite, ultimo dei quali è “Nero Urbano” che vede la nascita di un nuovo personaggio, il commissario Matarazzo. Franco è conosciuto in città anche per il suo impegno, perché egli non è un intellettuale rinchiuso in una torre d’avorio, ripiegato su se stesso in un “tunnel” fatto di libri, ma vive appieno la sua città, mettendone in luce pregi e soprattutto difetti in una critica mai sterile perché ponderata e mirata ad uno scopo concreto: rendere gli avellinesi cittadini più consapevoli, persone e non alieni al proprio contesto. Stavolta ci sbatte la città in faccia e lo fa con il teatro, mettendosi alla prova in questo ambito per la prima volta grazie all’aiuto prezioso di Federico Frasca, regista dell’opera e della compagnia Co.C.I.S. La fiducia che l’autore ha dato al regista è stata tale da affidargli completamente il lavoro: Franco Festa, senza assistere alle prove, ha visto lo spettacolo la sera della prima, come un qualunque spettatore e Federico Frasca, sempre rispettando il testo, ha agito in libertà apportando le sue modifiche. Il risultato è un dramma al femminile in cui emerge tutto il bisogno di amore dell’essere umano, anche in un mondo ostile, ipocrita e senza speranza: il nostro.
Ci troviamo in fondo ad un tunnel, proprio il sottopassaggio scavato nel ventre della nostra città: una grotta artificiale, una cavità senza sbocco. Il tunnel per Avellino è un emblema, simbolo dello spreco e del non finito. Al suo interno vi sono tre prigioniere, ognuna con il proprio mondo e il proprio dolore, che scelgono di fuggire per rinchiudersi in un luogo sicuro, sebbene oscuro. C’è una professoressa di lettere che continua a correggere compiti, una giovane reduce da una delusione d’amore che l’ha esasperata e una donna che fugge da un marito violento e insensibile. Nel personaggio della professoressa immagino che lo scrittore abbia riversato molte delle sue emozioni, come l’attenzione per gli alunni, la delusione nel vederli, ormai cresciuti, omologati alla massa. E in quelle note di chitarra, nella canzone che le donne cantano in coro, c’è la nostalgia di una città che non esiste più…
All’inizio non capiamo bene i motivi per cui le donne si trovino nel tunnel, ma le ragioni pian piano si palesano: fuori ci sono solo individui sempre più distanti che abitano una città vile e arida, priva di identità e di umanità. E il presente è solo l’anticamera di un più tetro futuro. Il flebile segnale di una radiolina fa riecheggiare, in fondo alla caverna inospitale in cui non si distingue il giorno dalla notte, notizie dalla superficie. Poi arriva una nuova presenza, sempre femminile, una giovane giornalista precaria in cerca di scoop, che costituisce un motivo di squilibrio e che mette le altre davanti alla dura realtà della loro solitudine e dell’indifferenza che hanno lasciato fuori, nel mondo esterno che è sempre più distante. Un punto di non ritorno che capovolge la situazione: sono gli altri, coloro che dimenticano e che non sanno più amare, a trovarsi in un tunnel senza uscita, intrappolati in un deserto di emozioni. In noi nasce una domanda: cosa accadrebbe se sparissimo?
Tunnel è un testo fortemente politico. Le tragedie individuali dei personaggi sono drammi collettivi che la città finge di non vedere, per pigrizia e per aridità. Nell’opera vengono rievocati anche fantasmi dell’Isochimica, della terra dei fuochi, della piaga dei suicidi e tanto altro, e purtroppo è in questi dettagli che riconosco la mia terra, luogo che per me come per molti altri è fonte d’amore e di dannazione.
Ecco a voi uno stralcio audio di TUNNEL di Franco Festa, regia di Federico Frasca
con Ilia Caso, Roberta Gesuè, Maria Irpino, Fiorella Zullo
scenografia di Antonio Ippolito
luci di Gianni di Nardo
costumi di Caterina Troisi
C.D.
Quest’opera di Radio Cometa Rossa è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Lascia una risposta