L’ospite del primo appuntamento della seconda stagione del Caffè Filosofico del Godot (a cura di Leonardo Festa) è Vito Limone, allievo di Cacciari, giovanissimo studioso della tradizione neoplatonica cristiana, e curatore di traduzioni di testi di Schelling e Origene. Vito Limone ha scelto di affrontare una tematica molto delicata e spigolosa che ha acceso un dibattito molto partecipato: secondo lo studioso il concetto di Dio non può restare confinato nella sfera teologica ma, anzi, invade il pensiero scientifico-filosofico “come un abisso”. Attraversando i pensieri di alcuni filosofi (come Pascal e Kant) Limone vuole dimostrare come Filosofia e Teologia convergano in un’unica ricerca al cui apice ci sia l’idea di Dio.
Partendo dal significato della parola “filosofia” (dal greco φιλοσοφία, composto di φιλεῖν (philèin), “amare”, e σοφία (sophìa), “sapienza”, ossia “amore per la sapienza”), si arriva a discutere di epistemologia, e della volontà di definire tramite una serie di parametri le cose. Spiegarle significa conoscerle e la ricerca della conoscenza sottende sia il pensiero filosofico che quello scientifico. Secondo Limone la pretesa di onniscienza porterebbe automaticamente ad una pretesa di onnipotenza: il conoscere sarebbe finalizzato al dominare, per poter intervenire nel mondo in senso pratico. Ma il pensiero può spiegare tutto (e l’origine di se stesso)? Ovviamente no, ed è qui che subentra Dio, come un ostacolo al pensiero razionalistico, come un “próblēma”. “Non sappiamo cos’è, sappiamo solo che c’è”. Perciò la filosofia, da amore per la sapienza, si trasforma in qualcosa di diverso, sfociando nell’ambito metafisico.
Verrebbe da chiederci: Dio esiste perché speriamo esista? è sufficiente questo a spiegarne l’esistenza? L’onniscienza porta automaticamente all’onnipotenza? La filosofia e la scienza vogliono davvero conoscere tutto dimenticandosi dei limiti che la realtà e il pensiero critico stesso impongono?
Caffè Filosofico – Il Dio dei Filosofi
foto di Angela Festa
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