8 Luglio – Cecilia Valentino legge Delitti Incrociati
Prosegue La Bella Estate con le Letture dal Carcere, momenti in cui le storie di Mephite Edizioni si liberano e incontrano il pubblico, supportate dalle voci degli autori stessi che, estrapolando dei brani, guidano i lettori ad una comprensione più profonda delle loro opere.
Con i preziosi interventi di Mario de Prospo prendono vita i personaggi di una storia vera ambientata a Montella negli anni ’20, due Delitti Incrociati (quelli della giovane maestra Gina Ceccacci e del pubblicista socialista Ferdinando Cianciulli) che, attraverso molte documentazioni, la Professoressa Cecilia Valentino ha ricostruito in modo appassionato.
Delitto passionale, scontro fra classi sociali, condizione della donna, lotta all’omertà… storie di vittime e di sconfitte. Quello che può sembrare “solo” un fatto di cronaca nera in realtà rivela una serie di indizi preziosi sulla storia della nostra provincia che andava incontro all’avvento del Fascismo.
5 Luglio – Franco Arminio legge Le Frane Ferme
Arminio, Ciriello, Cirillo e Festa parlano dell’Irpinia in questo libro del 2010 edito da Mephite. Il contributo di Franco Arminio è una raccolta di articoli e di aforismi.
I luoghi hanno bisogno di essere raccontati: il legame che c’è fra il territorio e l’uomo si rinnova tramite la scrittura di storie che superano il carattere individuale per offrirsi alla memoria collettiva. I terremoti, le emigrazioni e i cambiamenti irreversibili a cui la modernità ci sottopone (quel tendere alla competizione impossibile con le grandi città) ci allontanano dalla vita di paese e da quello che essa rappresenta, ovvero un abbraccio familiare che contempla la condivisione dei sentimenti. La compassione e la partecipazione sociale alle gioie e ai lutti dei singoli sembrano appartenere al passato, la Communitas delle “persone paese” (quelle che offrivano l’anima agli altri e che oggi restano sole con negli occhi uno “smarrimento poetico”) si contrappone all’Immunitas (sentimento che caratterizza i “disertori sociali”, i paesani che vedono nel loro stesso paese qualcosa da snobbare).
Il rischio è che l’Irpinia nel suo tentativo fallimentare di modernizzarsi perda di vista i suoi musei dell’aria, del silenzio, della luce, delle stelle, ovvero di cose preziose che non notiamo perché abituati ad apprezzare il monumento riconosciuto dalle istituzioni. Per rinascere l’Irpinia deve “uccidere i suoi padri”, una classe dirigente che ha danneggiato la sua struttura più intima.
Franco Arminio ci parla di questo e della Paesologia, ovvero di uno “sguardo dilatato” che ci invita a “far compagnia ai luoghi” e a guardarli con lentezza e con amore.
Conclude il suo intervento leggendo delle poesie dedicate alla madre e al dolore causato dalla sua scomparsa.
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